Un nuovo sviluppo sul caso Almasri getta ombre sul governo di Giorgia Meloni: la denuncia presentata all’Aja apre scenari inaspettati.
Nuovi guai per il governo di Giorgia Meloni in merito al caso Almasri. Dopo l’informativa resa alle Camere, la polemica non si placa e anzi si arricchisce di un ulteriore elemento: la Corte penale internazionale dell’Aja ha ricevuto una nuova denuncia contro il governo italiano per “ostacolo all’amministrazione della giustizia”, ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma.
![Giorgia Meloni durante un discorso](https://newsmondo.it/wp-content/uploads/2023/11/IM_Giorgia_Meloni_4.jpg)
Nuovi guai per il governo Meloni: arriva la denuncia
A rendere nota la vicenda è stato il giornalista Nello Scavo, sulle pagine online di Avvenire. La denuncia, pervenuta all’Ufficio del Procuratore della Corte, è stata trasmessa al cancelliere e al presidente del Tribunale internazionale, che ora dovranno valutare l’apertura di un fascicolo. Al momento, però, non risultano persone ufficialmente indagate.
Tra i nomi menzionati nell’atto figurano Giorgia Meloni, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, accusati di aver “abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali”.
Il contenuto della denuncia
A presentare la denuncia è un rifugiato sudanese, che nel 2019 era stato ascoltato dagli investigatori internazionali come testimone delle torture subite in Libia da lui e dalla moglie.
Secondo il denunciante, la decisione dell’Italia di liberare il generale libico Almasri, accusato di essere un torturatore e un trafficante di migranti, costituisce un atto grave che ostacola il lavoro della Corte penale internazionale.
L’atto, lungo 23 pagine e ora protocollato dalla procura, è stato visionato anche dal quotidiano Open.
I legali francesi Omer Schaz e Juan Branco, che rappresentano il rifugiato, sostengono che “alte personalità del governo italiano ed europeo partecipano alla commissione di crimini contro l’umanità contro i migranti in Libia“.
Inoltre, nella denuncia si afferma che nel consegnare Almasri alla CPI, l’Italia avrebbe “agito attivamente per impedire alla Corte di perseguire il generale libico”.
La replica di Carlo Nordio
Intervenuto alla trasmissione Un giorno da pecora, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha commentato la vicenda con un tono distaccato: “Credo che in questo mondo tutti indaghino un po’ su tutto. Noi abbiamo fiducia nella giustizia umana. Postulo la giustizia divina proprio perché la giustizia umana spesso è fallibile, ma accontentiamoci di quella che abbiamo e vediamo come va”.
Nordio ha anche espresso il suo rammarico per la liberazione di Almasri, pur ribadendo il rispetto delle istituzioni giudiziarie: “Certo che mi dispiace, ma i tribunali esistono perché devono rispettare le regole. Prima di tutto bisogna applicare le leggi, altrimenti torniamo a farci giustizia da sé. L’idea che un torturatore debba essere punito in quanto tale, indipendentemente dal rispetto delle regole, significa delegittimare la stessa esistenza dei tribunali internazionali”.