Cosa succede in Italia dopo la procedura d’infrazione dell’Ue: le conseguenze per le politiche governo Meloni.
La recente procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea contro l’Italia sta influenzando significativamente le politiche economiche del governo Meloni.
Con l’obbligo di ridurre il rapporto deficit/PIL dello 0,5% annuo, l’Italia deve affrontare tagli al bilancio pubblico di almeno 10 miliardi di euro all’anno.
Questo scenario complica il mantenimento delle promesse fiscali, inclusa la conferma dell’Irpef a tre aliquote e la decontribuzione per i redditi fino a 35mila euro nel 2025.
La riforma dell’Irpef
La riforma dell’Irpef, con la riduzione delle aliquote da quattro a tre, è uno dei punti chiave della legge delega sul fisco.
Secondo il Documento di economia e finanza (Def), il costo di questa riforma è stimato in 4,3 miliardi di euro per il 2025.
Tuttavia, il governo ha previsto di coprire 3,8 miliardi di questo costo attraverso il fondo per l’attuazione della delega fiscale.
Maurizio Leo, vice ministro dell’economia, ha assicurato che “il serbatoio già c’è, ci sarà un differenziale, ma penso che si potrà colmare anche alla luce degli interventi che si potranno fare con il concordato preventivo biennale“.
Il taglio del cuneo fiscale nel governo Meloni
Parallelamente, il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti sta lavorando per estendere il taglio dei contributi previdenziali: 7% per i redditi fino a 25mila euro e 6% per quelli fino a 35mila euro.
Tuttavia, il finanziamento di questa misura, valido per un solo anno, richiede una chiara identificazione delle risorse necessarie.
Giorgetti ha sottolineato che il piano pluriennale di contenimento della spesa corrente primaria deve essere definito entro il 20 settembre e tradotto nella legge di bilancio di ottobre.
Questo include trovare fondi per mantenere il taglio del cuneo contributivo per l’anno successivo.
La questione centrale resta dove reperire le risorse finanziarie. La manovra del 2024 è stata finanziata per 15,7 miliardi in deficit, sfruttando l’ultima sospensione del patto di stabilità.
Con le nuove regole europee in vigore, l’Italia non può più ricorrere a nuovi indebitamenti, e la procedura di infrazione rende il vincolo ancora più stringente.