Governo, sulla carta d’identità restano “madre” e “padre”

Governo, sulla carta d’identità restano “madre” e “padre”

Nonostante la decisione del Tribunale di Roma, il governo decide che sulla carta d’identità ci sarà “padre” e “madre” anzichè “genitore”.

Il mese scorso le mamme della bambina che avevano lottato per ottenere la dicitura “genitore” sulla carta d’identità, anziché “madre” e “padre”, sembravano aver vinto. Eppure il governo Meloni ha deciso di andare anche contro la decisione del Tribunale di Roma ritornando sui passi del decreto salviniano nato nel 2019. “Per chi vorrà, dovrà fare ricorso”.

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Ritorno al decreto salviniano

Diversamente da come si pensasse, il governo a deciso di fare un passo indietro per quanto riguarda il binomio “padre” e “madre” sulla carta d’identità, nonostante i genitori siano dello stesso sesso. Poco più di un mese fa il Tribunale di Roma aveva dato ragione alle mamme che chiedevano l’applicazione di “genitore” sul documento della loro bambina.

Ad oggi, il governo conferma l’obbligo imposto dal decreto del 2019 dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, che impone sul documento la dicitura “padre” e “madre” anzichè “genitore”. Si tratta di una decisione dei ministeri di Interno e Famiglia, la cui titolare, Eugenia Roccella, ne ha dato comunicazione.

Le reazioni degli esponenti

“Si è fatto tanto rumore per quella decisione, ma si tratta di una sentenza individuale, che vale per la singola coppia che ha fatto ricorso”, ha detto il ministro Roccella. Quindi, il riferimento continuerà a essere quello del decreto Salvini, a meno che non si decida di fare ricorso lasciando la decisione al giudice.

Matteo Salvini, sentendosi interpellato, è intervenuto dicendo: “Mamma e papà, le parole più belle e dolci del mondo, non si toccano”. Anche la ministra del Turismo Daniela Santanché si è ritenuta soddisfatta della decisione del governo che ha rispettato “i diritti dei nostri figli”.

“Un familismo grottesco e fuori dal mondo”

Non felice di questo passo indietro è stato invece il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto: “Sono parole talmente belle che ci sono bambini che ne hanno due e che, come tutti gli altri bambini, hanno diritto di essere riconosciuti e tutelati dalla Repubblica. Invece di fare retorica, il governo si attenga alle sentenze dei tribunali”.

Anche Rosario Coco, Presidente di Gaynet. denuncia questa scelta definendola come una gogna per i figli e le figlie delle famiglie arcobaleno. “Secondo il governo si tratterebbe solo di un caso specifico e le famiglie omogenitoriali possono comunque fare ricorso. In pratica, per evitare un documento falso ai loro figli e figlie le famiglie arcobaleno devono passare da un tribunale spendendo migliaia di euro”, tuona Coco.