Grano ancora bloccato: si avvicina la crisi alimentare

Grano ancora bloccato: si avvicina la crisi alimentare

L’export del grano è ancora bloccato a causa delle navi ferme nel porto di Odessa. Le conseguenze possono essere devastanti a livello globale.

La conseguenza più importante e pericolosa di questa guerra in Ucraina è la crisi alimentare. Il rischio che questa guerra porti una guerra del pane in tutto il pianeta è molto alto. Il presidente Zelensky ha chiesto aiuto all’Ue per sbloccare i porti che al momento è una priorità generale. Alcuni paesi, infatti, sono già in difficoltà con le riserve di grano.

L’Ucraina, come detto, è uno dei maggiori esportatori di grano in tutto il mondo. La guerra nelle zone portuali non è una buona notizia per zone che dipendono dal paese sul piano agricolo. Raccolti devastati e porti bombardati hanno rallentato la produzione e bloccato l’export. Il porto più importante, quello di Odessa, centro nevralgico del commercio ucraino, ha bloccato il traffico di nave a causa dei bombardamenti russi.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accusato la Russia: Oggi ci sono 22 milioni di tonnellate di grano bloccate e i russi lo rubano costantemente e lo portano da qualche altra parte. La comunità mondiale deve aiutare l’Ucraina a sbloccare i porti marittimi, altrimenti la crisi energetica sarà seguita da una crisi alimentare“. Per questo, per scongiurare la crisi alimentare è necessario l’aiuto internazionale. “La Russia ha bloccato quasi tutti i porti e tutte le opportunità marittime per esportare cibo: il nostro grano, orzo, girasole e altro ancora. Queste strade devono essere sbloccate perché ci sarà una crisi nel mondo. Ci sono diversi modi per sbloccarla e un modo è l’esercito. Ecco perché ci rivolgiamo ai nostri partner con la richiesta di armi”.

grano

I paesi poveri rischiano la fame

Il rischio della fame in alcune parti del mondo si fa sempre più reale. Grano, orzo e mais esportate dall’Ucraina sono alcune delle risorse primarie necessarie per un paese per non sprofondare nella carestia. A farne le spese, come sempre, i paesi più poveri del Medio Oriente e dell’Africa che si affidano alle importazioni a causa dei loro terreni aridi e deserti, ma anche Tagikistan e Sri Lanka. L’aumento del costo delle risorse alimentari si aggiunge al blocco dell’export. Questo influisce negativamente non solo sull’economia di alcuni paesi africani ma sulla loro sopravvivenza.

Il vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans ha detto che “abbiamo aperto nuovi mezzi di trasporto per l’Ucraina, dobbiamo arrivare ad altri porti e trovare mezzi di trasporto che abitualmente non sono usati come i treni e organizzare il mercato mondiale”. Il grano c’è ma non arriva al posto giusto”, ha aggiunto ancora Timmermans. “C’è il rischio di fame in Africa, dobbiamo assicurare che nessuno resti senza grano“. L’Ue si è detta disponibile di usare i suoi porti sul Mar Nero per l’export ucraino e trasportare il grano nei paesi dove dovrebbero andare.

L’Unione europea e tutti i paesi membri sono pronti a sostenere i paesi che più rischiano questa crisi alimentare. Anche la Cina ha deciso di intervenire con una sovvenzione “una tantum” di 10 miliardi di Yuan a sostegno di privati e aziende che coltivano e producono cereali. Questi aiuti mirano a sostenere gli agricoltori e ridurre l’impatto dell’aumento dei costi.