Grano, Cremlino decide se estendere l’accordo

Grano, Cremlino decide se estendere l’accordo

La sospensione dell’accordo sul grano ucraino è stato ripreso, ma la Russia potrebbe decidere di non estenderlo.

La Russia si era dissociata dall’intesa dopo un attacco avvenuto sabato al quartier generale della sua flotta sul Mar Nero a Sebastopoli, in Ucraina. Sull’accaduto era stata accusata anche la Gran Bretagna, per complicità con Kiev. Putin sospende subito l’accordo di esportazione del grano ucraino, ma poi sembra riprendere i corridoi marittimi. Questa potrebbe essere però solo una decisione tempoanea.

grano

Sospensione dell’accordo

Dopo l’attacco con i droni sulla Flotta russa nel Mar Nero, Putin aveva dichiarato la sospensione temporanea dell’accordo sul grano che prevedeva la sua esportazione dall’Ucraina. “La Russia ha accettato l’intesa per aiutare i Paesi più poveri, ma solo dal 3% al 5% è andato a coloro che ne hanno bisogno”, dichiara il presidente russo.

Il portavoce del Cremlino, Peskov, però aveva spiegato il suo timore perché “nelle condizioni in cui la Russia parla dell’impossibilità di garantire la sicurezza della navigazione in queste aree, un accordo del genere è difficilmente fattibile, e assume un carattere diverso: molto più rischioso, pericoloso e non garantito”.

Ripresa dei corridoi marittimi

Ieri la Russia ha deciso di rientrare nell’accordo sull’esportazione del grano ucraino, per cui infatti sei navi sono partite dai porti ucraini, secondo quanto comunicato dal ministro della Difesa turco Hulusi Akar. Sembra quasi che il corridoio marittimo sia stato normalizzato, tuttavia la Russia non ha ancora deciso se estendere l’accordo per le esportazioni.

Potrebbe trattarsi semplicemente di una decisione temporanea che non si estenderà con certezza oltre il 19 novembre. Il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, ha sottolineato che Mosca ha deciso di rientrare per il momento nell’accordo dopo che la Turchia ha convinto Kiev a “firmare garanzie scritte” che i corridoi per le navi mercantili non saranno utilizzati dall’Ucraina “a scopi militari”.