Lo svolgersi della guerra tra lo stato ucraino e lo stato russo sta facendo incrementare i prezzi di alcuni beni tra cui quelli della pasta del pane e dell’olio di semi di girasole.
L’attuale guerra che si sta combattendo in Ucraina indirettamente sta avendo ripercussioni anche su alcuni prezzi di certi beni di prima necessità. In Italia da alcuni giorni ormai si sta vivendo infatti non solamente il pesante rincaro del costo della benzina ma anche un aumento del costo di alcuni beni alimentari. Soprattutto di tre alimenti: il pane, la pasta e l’olio di semi di girasole. Un rialzo dai prezzi che risulta difficoltoso da gestire per gli italiani, dopo il periodo di difficoltà economica vissuto a causa della pandemia causata dal coronavirus.
I prezzi dei beni quali pasta, pane e olio di semi girasole potrebbero vedere in questi giorni un rialzo del prezzo abbastanza significativo. Per questo molte famiglie italiane si stanno preparando ad un eventuale scarseggiamento di tali prodotti, svuotandone i supermercati e riempiendo le dispense, anche di prodotti non deperibili quale appunto la pasta, l’olio, lo zucchero e prodotti confezionati in scatolame.
Cause delle oscillazioni dei prezzi
L’olio di semi di girasole in particolare è sottoposto ad una forte oscillazione del prezzo. Circa l’80% dell’olio di girasole presente in Italia è derivante dallo stato ucraino. Il suo largo uso in diversi prodotti e ricette potrebbe difatti portare ad un aumento della domanda a cui però potrebbe non seguire una adeguata risposta, visto le evidenti difficoltà del mercato nello stato attuale.
Ma l’oscillazione del prezzo evidenzia l’influenza sui prezzi di altre variabili. Una su tutte i costi energetici che vengono supportarti per poter affrontare la lavorazione e spesso la rilavorazione del bene primario, prima che venga venduto.
Nelle oscillazioni di prezzo e di quantità potrebbero anche rientrare i cereali. Gli stati della Russia e dell’Ucraina infatti raggiungono il 30% del commercio di tale bene e lo stato russo sembrerebbe pronta a bloccare l’export di cereali.