Con lo scoppio del conflitto in Ucraina, molte aziende occidentali hanno lasciato la Russia. Molte, ma non tutte.
Molte realtà aziendali con base in Occidente hanno deciso, con lo scoppio della guerra tra Ucraina e Russia, di lasciare il Paese guidato da Putin. Tuttavia, come molte se ne sono andate, tante altre sono rimaste in Russia, guadagnando cifre da record. Un mercato questo che, di fatto, aiuta Putin a finanziare la guerra contro Zelensky grazie alle tasse che tali aziende pagano allo stato russo.
Ecco le cifre imponenti
Le società straniere in Russia avrebbero realizzato circa 214 miliardi di dollari di guadagno con le attività nel Paese. Questa cifra si traduce, successivamente, in 3,5 miliardi di dollari che le aziende pagano in tasse ala Federazione russa. Le cifre sono state calcolate da B4Ukraine, gruppo di ong, e dalla Kyiv School of Economics nel rapporto “The Business of Staying“. Inoltre, si sostiene che questo rapporto sia, in verità, una sottostima dei reali guadagni.
Chi sta facendo grandi affari, secondo il rapporto, sarebbero gli Stati Uniti, la nazione che più di tutte sostiene l’Ucraina a livello militare. La Philip Morris, azienda che produce tabacco, è quella che nel Paese russo ha realizzato le entrate più alte: si parla di 7,9 miliardi di dollari nel 2022, con delle tasse intorno ai 206 milioni. Tra le aziende americane ci sarebbe anche Pepsi, con un guadagno di 4,6 miliardi. Fuori dagli USA, il rapporto cita Danone. Il colosso dello yogurt avrebbe guadagnato circa 3 miliardi.
Si stima che il 56% delle aziende controllate è intenzionata a rimanere in Russia. Inoltre, quasi un quarto delle imposte versate a Mosca arriverebbe da paesi del G7, impegnati a sostenere Kiev e a sanzionare Putin. Per le aziende americane, si stima che quelle intenzionate a rimanere siano il 44%. Si aggiungono anche società di paesi come Cina, Germania e Giappone.