L’ultimo caso di Herpesvirus simiae ha riacceso i riflettori sulla situazione legata alla cosiddetta malattia delle scimmie. L’allerta dei virologi.
Si è parlato anche in Italia del vaiolo delle scimmie e adesso, dopo un caso ad Hong Kong, si discute con maggiore insistenza della pericolosità dell’herpesvirus simiae, ovvero della cosiddetta malattia delle scimmie, e di come bisognerebbe comportarsi per evitare di esserne contagiati. La Stampa ha riportato il parere esperto di Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv).
Herpesvirus simiae, il caso ad Hong Kong
Come anticipato, si è tornati a parlare della malattia delle scimmie dopo che un 37enne di Hong Kong è stato attaccato da un esemplare di questo animale durante un’escursione in un parco ed è finito in terapia intensiva.
Gli esperti hanno riportato alla luce l’Herpesvirus simiae, noto anche come virus B. Si tratta di un virus che si trova nella saliva, nelle feci e nelle urine delle scimmie, in particolare dei macachi. Questo significa che l’uomo può infettarsi tramite morsi o graffi di questi animali o se entra a diretto contatto con occhi, naso o bocca della scimmia.
La Stampa ha sentito Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), che ha fatto il punto sulla malattia: “I casi? Sono qualche centinaio”, ma “nessuno in Italia”. Questo il commento dell’esperto riguardo i casi umani di virus B trasmesso dalle scimmie registrati a livello globale da quando questo patogeno è noto. Tali infezioni vengono documentate “dagli anni Trenta del secolo scorso a oggi, quindi nell’arco di quasi un secolo”.
i dettagli del virus
Caruso ha spiegato come la “trasmissione scimmia-uomo” di tale virus sia “chiara” ed è appunto legata a ferite provocate da morsi o graffi da parte degli animali. “Virtualmente è possibile anche una trasmissione uomo-uomo. Probabilmente, è l’ipotesi, sempre attraverso lo scambio di fluidi infetti, tramite tagli o rapporti sessuali”, ha aggiunto l’esperto.
Da quanto si apprende, le persone infettate possono presentare inizialmente sintomi locali e simili a quelli dell’influenza che, però, potrebbero anche peggiorare arrivando al sistema nervoso centrale.
Delle “complicanze frequenti” insorgerebbero “almeno nella metà dei casi” con il rischio di perdere la vita abbastanza elevato.
In questo senso si può intervenire con farmaci antivirali e altri medicinali che, però, “vanno dati immediatamente, non appena si sospetta l’infezione. Perché se arriva al cervello i farmaci non possono più agire“.