Argentino (di origini italiane) trapiantato a Modena, Horacio Pagani è una delle figure più influenti del panorama automobilistico italiano ed internazionale, grazie all’omonima azienda ed alle sue potenti supercar.
Horacio Pagani è un imprenditore argentino. Deve la sua fama al fatto di essere il fondatore e proprietario della Pagani Automobili, una Casa automobilistica specializzata in supercar di lusso e fondata all’inizio degli anni Novanta a San Cesario sul Pagano (in provincia di Modena).
Biografia Horacio Pagani: l’infanzia in Argentina e l’arrivo in Italia
Figlio di un immigrato italiano di origini lombarde, Horacio Pagani nasce a Casilda – una cittadina della provincia di Santa Fe – il 10 novembre del 1955. Dimostra fin da piccolo una grande passione per le auto e le moto; a soli 17 anni apre, in proprio, una piccola bottega in cui lavora con materiali di fortuna; poco dopo si iscrive alla Universidad Nacional de La Plata salvo poi abbandonarla dopo soltanto un anno per dedicarsi completamente al mondo automobilistico.
Nel frattempo, con il lavoro in negozio acquisisce una certa abilità nella lavorazione della fibra di vetro; tali capacità non passano inosservate, al punto che entra a far parte del team della Renault con il compito di rifare la carrozzeria ad una vettura da competizione della Casa della Losanga. Sulla base di tale esperienza, quando venne chiamato a progettare e realizzare una vettura in proprio, Pagani producee un’auto di ben 40 kg più leggera rispetto ai modelli concorrenti. La rapida ascesa all’interno della scuderia francese lo porta in contatto con molti grandi piloti, incluso il connazionale Juan Manuel Fangio.
Nel 1982, Horacio Pagani decide di trasferirsi in Italia. La decisione matura in seguito ad una visita a Modena che gli consente di conoscere Guido Alfieri, all’epoca ingegnere capo della Lamborghini. Una volta trasferitosi, Pagani viene assunto proprio dalla Casa del Toro ma, nonostante quanto fatto in patria e con la Renault, all’inizio gli vengono assegnate mansioni piuttosto umili; l’argentino, che aveva ben altre ambizioni, decise di mettersi in proprio. Dapprima mette le proprie abilità al servizio di clienti locali per poi muovere i passi definitivi verso la fama che lo circonda ancora oggi.
Gli anni Ottanta e la Lamborghini Countach
Da sempre attratto dai materiali leggeri in grado di diminuire il peso delle auto ed implementare migliori prestazioni, Pagani rimane letteralmente folgorato dalla fibra di carbonio ma la Lamborghini non è della stessa idea e si rifiuta di finanziare l’acquisto dell’attrezzatura specifica per lavorarla. Ciononostante, Pagani accende un mutuo sulla propria casa per ottenere un prestito bancario e comprare un forno speciale (‘autoclave‘) in grado di stampare componenti in fibra di carbonio.
Alla fine degli anni Ottanta, il binomio Horacio Pagani Lamborghini tocca il suo apice sulla Countach. Quest’ultima, erede della Miura, e in produzione già dal 1974, è destinata ad un ultimo restyling quando l’azienda di Sant’Agata Bolognese attraversa una fase piuttosto fluida della propria storia. Da un lato, i nuovi materiali compositi suscitano l’interesse dei progettisti come viatico per realizzare vetture più leggere e quindi più veloci; di contro, nel 1985 Guido Alfieri viene sostituito da Luigi Marmiroli e Attilio Masini viene nominato capo del reparto progetti. Quest’ultimo, che include in tutto quattro persone, compreso Pagani, nel 1987 progetta e realizza la Lamborghini Countach Evoluzione, un prototipo che presentava una scocca in fibra di carbonio al posto del telaio in acciaio.
Nel 1988 la Countach si prepara ad uscire di scena con una versione finale che celebra il 25° anniversario della fondazione della Lamborghini. Rispetto alla 5000 Quattrovalvole, l’ultima Countach eredita molte delle innovazioni messe a punto sulla versione Evoluzione, la prima supercar prodotta utilizzando la fibra di carbonio; ne vengono realizzate 658 fino al 1990, l’anno in cui debutta la Lamborghini Diablo.
L’addio alla Lamborghini e la fondazione della Pagani Automobili
Mentre prende parte al progetto della ultima generazione della Countach, Pagani lavora parallelamente ad un progetto personale già a partire dal 1988: l’ambizioso ‘Progetto C8‘ prevede la realizzazione di una nuova auto completamente in fibra di carbonio. La Chrysler, che da alcuni anni ha rilevato la Lamborghini, boccia l’idea di Pagani, spingendo l’argentino a lasciare l’azienda per mettersi in proprio: così, dopo aver contribuito alla progettazione della prima serie della Diablo, fonda la propria azienda automobilistica con il nome di Pagani Automobili SpA: è il 1991.
Intanto, il ‘Progetto C8’ prende corpo: nei piani di Pagani, il modello dovrà chiamarsi Fangio F1 in onore del grande pilota argentino degli anni Quaranta e Cinquanta; nel 1993 vede la luce un primo prototipo da testare in galleria del vento. Quando Fangio muore nel 1995, Pagani – che l’anno prima si è accordato con la Mercedes per l’utilizzo di un motore V12 – decide di ribattezzare la sua ‘opera prima’ che debutterà solo nel 1999 debutta al Salone dell’Auto di Ginevra con il nome di Pagani Zonda C12. In un’intervista, l’argentino ha dichiarato di aver realizzato uno dei propri sogni e di essersi ispirato alla figura – a metà tra lo scienziato e l’artista – di Leonardo Da Vinci.
Curiosità e vita privata
Sposato con Cristina Perez, Pagani è padre di due figli (Leonardo Ezequiel e Christopher). La vita e la carriera di uno dei progettisti più influenti del panorama automobilistico internazionale sono state raccontate in un libro dal titolo ‘Pagani Storia di un sogno‘; edito nel 2010, si tratta di una monografia a cura di Roberto Morelli e Hugo Racca che raccoglie una serie di interviste esclusive con l’imprenditore argentino – integrate dai contributi di Gian Paolo Dallara, Valentino Balboni e Gordon Murray – per ripercorrerne la sua parabola personale e professionale.
A San Cesario sul Panaro, in via dell’Industria, si trova il Museo Horacio Pagani che ospita le migliori creazioni del progettista argentino: inaugurato nel dicembre del 2017 assieme al nuovo atelier di produzione, il museo è aperto dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 14:30 alle 17:00, è visitabile liberamente o con prenotazione insieme alla visita della fabbrica. Nell’esposizione trovano posto tanto i primi modelli realizzati in gioventù quanto le varie versioni della Zonda e la più recente Huayra. Per quanto riguarda il titolo di studio Horacio Pagani ha ricevuto, nel 2018, la Laurea Magistrale Honoris Causa in Ingegneria del Veicolo conferitagli dall’Università di Modena e Reggio Emilia.
Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/jsmith831/6131038632
Fonte immagine: https://it.wikipedia.org/wiki/Pagani_Huayra