Analisi sull’effetto dei dazi Trump al 30% sulle merci UE: settori colpiti, stime economiche e come reagirà il made in Italy.
L’annuncio del 12 luglio da parte di Donald Trump di introdurre dazi doganali al 30% sulle merci europee a partire dal 1° agosto ha acceso l’allarme in tutto il sistema produttivo italiano. L’impatto previsto sulle esportazioni è pesante e coinvolge settori chiave come l’agroalimentare, la moda, la manifattura e l’elettronica. Le stime iniziano a delineare un quadro preoccupante. Questi gli scenari riportati da tg24.sky.it
Secondo la Cgia di Mestre, “l’introduzione da parte dell’amministrazione Trump di una tariffa doganale del 30%, si stima, in via molto prudenziale, che avrà un impatto economico sulle esportazioni italiane attorno ai 35 miliardi euro all’anno”.

Regioni e distretti a rischio: il Nord trainante sotto pressione
Le piccole e medie imprese sono in prima linea. Confartigianato ha segnalato che “in un anno hanno esportato oltreoceano 17,87 miliardi di euro” e che l’aumento dei dazi “arriva in un contesto fragile segnato da un calo del manifatturiero e di comparti strategici come occhialeria e gioielleria, prodotti in metallo e mobili”.
Tra le più esposte figurano Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna, con province simbolo del made in Italy come Firenze, Vicenza, Belluno e Arezzo. Il presidente Marco Granelli ha chiesto al governo “misure concrete per sostenere la competitività internazionale delle nostre imprese: strumenti per la diversificazione dei mercati, incentivi all’innovazione e investimenti infrastrutturali ed energetici, che rafforzino la resilienza del nostro sistema produttivo”.
Agroalimentare in allarme: prezzi alle stelle e rischio contraffazione
Coldiretti ha stimato un impatto da 2,3 miliardi di euro sulle famiglie americane e ha ricordato come, già in passato, dazi simili abbiano provocato “un calo delle vendite a doppia cifra per i prodotti colpiti”. L’associazione teme un aumento del fenomeno dell’Italian sounding, già valutato in 40 miliardi di euro.
Per i simboli del made in Italy, le tariffe previste sono pesantissime: “arriverebbero al 45% per i formaggi, al 35% per i vini, al 42% per il pomodoro trasformato, al 36% per la pasta farcita e al 42% per marmellate e confetture omogeneizzate”.
Ettore Prandini, presidente Coldiretti, ha parlato di “un colpo durissimo all’economia reale”, mentre Confagricoltura avverte: “i dazi al 30% vanno oltre ogni più cupa previsione”. Il direttore del Consorzio Grana Padano, Stefano Berni, ha denunciato che il nuovo prezzo al consumo “supererà ampiamente i 50 dollari al chilo”, definendo l’iniziativa come “una dichiarazione di guerra economica all’Europa”.
La risposta delle istituzioni europee e italiane è ora cruciale. Come affermato da Confindustria, è necessario “mantenere tutti la calma e avere i nervi saldi”, ma anche agire rapidamente con misure strategiche. La posta in gioco è la resilienza del made in Italy e la tenuta del suo ruolo nei mercati globali.