I delitti estivi che non si dimenticano

I delitti estivi che non si dimenticano

Il 4 Agosto 1989, i vicini di casa della famiglia Carretta, non trovarono nulla di strano nel vedere le persiane abbassate delle villetta.

Giuseppe e Marta Carretta insieme ai loro due figli, Ferdinando e Nicola, avevano detto a tutti quanti che sarebbero partiti alla volta del nord Africa. In verità, il 4 agosto è il giorno in cui Ferdinando, il figlio maggiore affetto da problemi psichici mai diagnosticati, uccide la famiglia con una Walther in calibro 6.35 comprata apposta e detenuta legalmente.

Ferdinando ha già incassato un assegno da cinque milione, falsificando la firma di suo padre. Dopo aver sistemato i tre cadaveri nella vasca da bagno, li mette dentro dei sacchi della pattumiera ed emigra indisturbato nel Regno Unito. Il mistero resterà irrisolto per ben nove anni, finché un poliziotto ferma per un controllo di routine Ferdinando Carretta. Carretta confessa davanti alle telecamere di “Chi l’ha visto”, i tre omicidi. Ha ucciso perché si sentiva inadeguato e sbagliato.

Delitti indelebili

Il 7 agosto 1990, in via Poma, a Roma, viene uccisa la ventenne Simonetta Cesaroni. Il cadavere viene trovato la sera stessa dai famigliari, preoccupati del fatto che la giovane non avesse fatto ritorno a casa. Nonostante anni di indagini, il colpevole non è mai stato trovato e l’omicidio resta ancora oggi irrisolto.

Il 10 luglio dell’anno successivo, sempre a Roma, nel quartiere dell’Olgiata, viene rinvenuto il cadavere della contessa Alberica Filo della Torre. La contessa Filo della Torre viene vista viva l’ultima volta da una delle cameriere che le ha servito la colazione. È chiaro fin da subito che si tratta di un furto: mancano molti gioielli e la donna sembra sia stata colpita alla testa e in seguito strangolata. Viene indagato Manuel Winston Reyes, ex maggiordomo dei Filo della Torre. Reyes ammetterà il delitto, dicendo che era stato trattato male, e per questo era arrabbiato.

Polizia

La mattina del 13 agosto 2007 Chiara Poggi, impiegata ventiseienne, viene uccisa con svariati colpi al capo. I giudici condannano il fidanzato Alberto Stasi a 16 anni di carcere, per aver ucciso Chiara Poggi. Il movente, dato che Stasi si dichiara tuttora innocente, non è mai emerso.

Il 26 agosto 2010 ad Avetrana, in provincia di Taranto, la quindicenne Sarah Scazzi scompare. Il 6 ottobre 2010, al termine di un lungo interrogatorio, Michele Misseri indica il pozzo in cui ha occultato il cadavere di Sarah Scazzi. Gli inquirenti arrestano anche sua moglie e sua figlia Sabrina, con l’accusa di omicidio volontario.

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