La relazione antagonista tra i taxi e l’odiata concorrenza, attanaglia sempre di più le angosce dei tassisti italiani.
Sarebbe un rapporto di solo odio, quello tra tassisti e la famigerata concorrenza. Qualsiasi possibilità di liberalizzazione, si infrange miseramente sul problema legato alle varie rivendicazioni di categoria, quella che vorrebbe tutelare il valore della propria licenza e le quote di mercato.
Lo scioglimento del faticoso nodo, è stato tentato più volte, da parte di molti governi, quelle stesse amministrazioni che si sono scisse in Parlamento, apportando conseguenze ovvie quanto piuttosto attese, come il blocco delle città, che rappresenta letteralmente ciò che sta avvenendo oggi, lungo tutta la Penisola. Parliamo delle proteste dei tassisti contro i tentativi di apportare modifiche alle regole, attraverso le leggi annuali per la concorrenza.
Le proteste
Le proteste dei tassisti creano un gran fervore, anche perché l’universo dei taxi è legato a doppio nodo con quello della politica. Perchè? Il mondo dei taxi rappresenta un bacino elettorale importante e soprattutto perché i tassisti hanno una forza capillare sul territorio, sia per la loro prerogativa di influenzare l’opinione pubblica, che per la facilità con cui, attraverso gli scioperi, riescono a dare risonanza alle proprie rivendicazioni.
Le posizioni del Parlamento
Gli scioperi di oggi e domani sono legati all’esame in Parlamento del Ddl concorrenza. Ciò che si contesta è l’articolo 10 del provvedimento, il quale prevede “l’adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti”. Una formulazione che angoscia i tassisti, convinti di “presagire l’interesse a regalare la gestione del settore a intermediari che pensano di arricchirsi alle spalle dei lavoratori, relegando la funzione del tassista a quella di un rider della mobilità”.