Le Sardine al bivio: dopo l’entusiasmo del 2019 i vertici del Movimento dovranno dare una forma al malcontento che ha riempito le piazze.
Il 2020 sarà l’anno della verità per le Sardine. Il Movimento nato alla fine del 2019 si è ritagliato un posto al sole nello scenario politico italiano nonostante continui a difendere strenuamente la sua indipendenza.
La nascita delle Sardine
Sull’onda delle prossime elezioni regionali, le Sardine sono riuscite a richiamare in piazza centinaia di migliaia di persone che hanno deciso di manifestare il proprio dissenso per la politica di Matteo Salvini. L’anti-salvinismo è stato il collante del Movimento, ma per potersi evolvere servirà altro.
La manifestazione di Roma e le sfide per il futuro
I padri fondatori delle Sardine si sono detti disposti a incontrare il premier Giuseppe Conte. Dal punto di vista ideologico si pongono senza ombra di dubbio a sinistra, resta da capire quanto moderata. La manifestazione del 14 dicembre a piazza san Giovanni (Roma) ha rappresentato il momento più alto della breve storia del Movimento. Il primo punto di svolta che ha spinto le Sardine a fare una riflessione sul futuro.
Il 2020 sarà l’anno chiave per le Sardine
Nel 2020 le Sardine dovranno fare una scelta esistenziale: accettare il corteggiamento della politica o restarne fuori. Nel secondo caso la sfida è meno facile di quanto si possa immaginare. Si dovrà infatti dare una forma e una voce unica a quelle migliaia di persone che scendono in piazza per motivi differenti, per le loro battaglie personali, per la propria visione del mondo. Che spesso resta unica. Per sopravvivere ai mutamenti serve un coordinamento dall’alto, una sorta di selezione che rischia di avere ripercussioni sulle adesioni di massa registrate fino a questo momento.
È facile a questo punto intuire come le Sardine corrano il rischio concreto di estinguersi nel caso in cui non riescano a dare una forma al malcontento che lo ha reso grande.