Il caso dei coniugi arrestati a Zanzibar

Il caso dei coniugi arrestati a Zanzibar

Dopo 10 giorni di inquientante silenzio, i genitori di Francesca Scalfari hanno potuto riascoltare la voce della figlia.

Francesca Scalfari è l’italiana finita sotto arresto insieme al marito Simon (inglese), in quel di Zanzibar, lo scorso 7 Giugno. La coppia vive lì da circa 15 anni, e gestisce lo Sherazad Boutique Hotel.

La donna ha confidato il suo stato attuale, ai microfoni di Fanpage.it, tramite una videochiamata con il figlio Luca e il papà Mariano: “Sto bene”, ha rassicurato Francesca. Sulla testa della coppia pendono circa 13 capi d’accusa, relativi ad una precedente causa civile intentata da una coppia di ex soci italiani, proprio riguardo all’albergo.

Le lacrime di papà Mariano: “Mi ha chiesto scusa, per tutto questo, piangendo. Mi ha detto di stare tranquillo, che non ha rabbia ma che vuole solo che tutto questo finisca”.

Francesca è riuscita nell’impresa di raggiungere virtualmente i parenti in Italia, grazie ad una videochiamata eseguita dal telefono dell’ambasciatore italiano a Zanzibar. Oggi sarebbe dovuta svolgersi la prima udienza del processo a loro carico, che però è stata rinviata a domani mattina, a causa di un lutto subito dal giudice che si occuperà del caso.

Tribunale

In aula, a sostenere la coppia, presenzierà lo stesso ambasciatore italiano, il delegato dell’ambasciata inglese e molte altre rappresentanze diplomatiche, gli amici e alcuni dipendenti dell’hotel.

Le parole di papà Mariano


Papà Mariano a Fanpage.it: “Come temevamo, il giochino continua. Il procuratore generale di Zanzibar non era presente in tribunale ma si trova in Inghilterra. Tutto questo potrebbe far allungare di molto, i tempi. Al momento l’udienza è stata rinviata a domani mattina. È una cosa che ci aspettavamo. Confidiamo che vengano concessi loro almeno i domiciliari, ma senza il procuratore generale credo sia molto limitata la discussione, perché è solo lui che può togliere o meno i capi d’accusa. Pensavamo di avere notizie definitive, ci ha confortato poterci parlare, ma siamo più tristi che mai, perché il nostro timore si sta avverando”.