Giovani sempre più distanti dal pubblico impiego
Negli ultimi anni, il tradizionale “posto fisso” nel settore pubblico italiano sta perdendo il suo fascino, soprattutto tra i giovani del Sud. Nonostante gli sforzi dello Stato per rendere più attraenti le posizioni nel pubblico impiego, le nuove generazioni sembrano meno interessate a queste opportunità.
Aumenti salariali e settimana corta non bastano
Recentemente, è stato firmato un nuovo contratto per i dipendenti delle “Funzioni centrali” che prevede un aumento salariale medio di 165 euro per tredici mensilità. Inoltre, è stata introdotta la possibilità di sperimentare la settimana lavorativa di quattro giorni, mantenendo invariato il numero totale di ore lavorative. Anche lo smart working ha ricevuto maggiore attenzione, con un incremento delle ore consentite, superando il precedente requisito di prevalenza delle giornate in ufficio.
Un settore non competitivo per i giovani laureati
Nonostante queste iniziative, le retribuzioni offerte nel settore pubblico non sembrano sufficientemente competitive, soprattutto in città come Roma o Milano, dove il costo della vita è elevato. Di conseguenza, per molti laureati, una carriera nel pubblico impiego non rappresenta più un’aspirazione primaria.
Non bastano aumenti e smart working: il pubblico non attira più i giovani
Per affrontare queste sfide, lo Stato sta valutando ulteriori misure per attrarre giovani talenti, come il “South working”, che permetterebbe ai dipendenti di lavorare da remoto dalle loro città di origine, riducendo la necessità di trasferirsi nelle metropoli del Nord. Tuttavia, resta da vedere se queste iniziative saranno sufficienti a invertire la tendenza e a rendere nuovamente appetibile il lavoro nel settore pubblico per le nuove generazioni.