Il doppio nodo per l’alleanza Conte e Schlein: cosa può cambiare tutto
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Direttore: Alessandro Plateroti

Il doppio nodo per l’alleanza Conte e Schlein: cosa può cambiare tutto

Giuseppe Conte

Legge elettorale e primarie agitano il centrosinistra. Conte e Schlein ancora lontani da un’intesa chiara su leadership e regole condivise.

La strada verso le elezioni politiche è ancora lunga, ma per il campo progressista italiano i problemi si presentano già adesso, soprattutto per l’opposizione Conte e Schlein. Due i nodi principali: legge elettorale e primarie di coalizione. Questioni tecniche, certo, ma che celano tensioni politiche profonde. Il tempo per trovare una sintesi non manca, ma le divergenze tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico continuano a essere un freno.

primo piano di Giuseppe Conte
Giuseppe Conte – newsmondo.it

Un’alleanza fragile tra identità e strategie

Come riportato da agi.it nell’articolo scritto da Paolo Molinari, nel Movimento guidato da Giuseppe Conte, le recenti elezioni regionali in Toscana hanno acceso una miccia. “È stato complicato poter partecipare a questa coalizione”, ha detto Conte, “e lo abbiamo fatto sulla base di temi e progetti e con un cambio di asse politico e assetti strategici”. Una linea che ha suscitato critiche interne: Chiara Appendino, vicepresidente M5S, ha evidenziato un eccessivo appiattimento sulla linea del Pd. Le sue perplessità sono esplose al punto da ipotizzare le dimissioni. Conte, da parte sua, ha ricordato: “Dare una postura autonoma al Movimento è esattamente quello che si sta facendo in ossequio al processo costituente che ha autodefinito il M5S una forza progressista indipendente”.

Nel Pd, invece, si registra un’apparente tregua, favorita da alcune aperture della segretaria Elly Schlein. “Alcuni dei messaggi inviati dall’ala riformista sono stati recepiti”, dicono fonti interne. La stessa Schlein ha ammesso che “l’unità di Pd, Avs e M5S da sola non basta”, sottolineando la necessità di “recuperare credibilità con una proposta chiara che parli dei problemi concreti delle persone”. Ma le tensioni riemergono ciclicamente, come dimostrato dalle reazioni interne alle dichiarazioni di Maurizio Landini contro Giorgia Meloni.

La legge elettorale come ago della bilancia

A rendere tutto più complesso è la mancanza di un sistema elettorale condiviso. “Le modalità di questa scelta le decideremo insieme con il resto della coalizione progressista”, ha detto Schlein, ma al momento tutto resta sospeso. La possibilità di indicare il premier direttamente sulla scheda elettorale è una proposta in campo. Matteo Salvini è favorevole: “Se tu credi in quella squadra, credi in quel partito, voti per quel programma elettorale, quello è”. Anche Carlo Calenda sottoscrive: “Servirebbe più proporzionale in modo che le persone possano votare il partito che ritengono”.

Se la riforma elettorale passasse, diventerebbe obbligatorio individuare un candidato unitario, magari tramite primarie di coalizione. Per Schlein, che “è riuscita a ribaltare i pronostici durante quelle vinte con Bonaccini”, sarebbe il campo ideale. Ma se nulla cambiasse, sarebbe il leader del partito con più voti a contendersi Palazzo Chigi. Il rischio per il Pd? Una sfida interna con Conte e una esterna con Meloni. E intanto, come riportano fonti Pd, “se contatti dovessero esserci, saranno solo ai massimi livelli”. Come scritto da agi.it nell’articolo di Paolo Molinari del 18 ottobre 2025.

Il centrosinistra ha dunque davanti una sfida cruciale: chiarire chi guida e con quali regole. Senza risolvere questi nodi, ogni ipotesi di governo resta pura teoria.

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ultimo aggiornamento: 18 Ottobre 2025 11:24

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