Pd-M5S, voto contro: il governo si spacca sul caso Sozzani

Pd-M5S, voto contro: il governo si spacca sul caso Sozzani

Il voto su Diego Sozzani divide la maggioranza di governo. Luigi Di Maio durissimo contro i nuovi alleati, ma anche tra i pentastellati qualcuno ha voltato le spalle al leader.

Se escludiamo quelli sulla fiducia al nuovo esecutivo, possiamo dire che il governo Pd-Movimento 5 Stelle si divide al primo voto (vero) alla Camera. La prima prova per la nuova maggioranza è l’autorizzazione a procedere con gli arresti domiciliari per Diego Sozzani. La Camera ha respinto la richiesta del Gip e la neo-maggioranza di governo, evidentemente, non ha seguito la stessa linea di voto.

Il voto su Diego Sozzani alla Camera, il governo si divide

Alla vigilia del voto sembrava schiacciante la maggioranza a favore dell’autorizzazione a procedere. Le stime parlavano di 320 sì, il tutto senza tenere conto dell’effetto voto segreto, previsto per le votazioni personali per permettere ai singoli deputati di votare secondo coscienza e non secondo partito.

In base alle ricostruzioni sembra che i no siano arrivati da Italia Viva di Renzi, ma anche dal Pd di Zingaretti e da LeU. Di fatto il Movimento 5 Stelle si è scoperto una voce fuori dal coro in quello che doveva essere il suo governo. Anche se, a onor del vero, sembra che anche qualche grillino abbia votato contro l’autorizzazione a procedere.

Fonte foto: https://www.facebook.com/Cameradeideputati

Tensione Pd-M5S, Luigi Di Maio: “È una questione di valori”

Il colpo di scena ha creato la prima frattura nel governo giallorosso, con i capigruppo che, dopo la votazione, hanno avviato un lungo vertice chiarificatore prima di parlare alla stampa assicurando che il voto su Sozzani non dice nulla sulla tenuta del governo.

Ad alimentare la tensione però ci ha pensato il leader del M5S Luigi Di Maio – non uno qualunque – che ha parlato di una “questione di valori“, evidentemente differenti tra pentastellati e dem.

Luigi Di Maio

Il caso Sozzani

DIego Sozzani è accusato di finanziamento illecito ai partiti per un’accordo per 10.000 euro promessi da un’azienda. L’indagine a carico dell’esponente di Forza Italia ha spinto il Gip a richiedere i domiciliari per il deputato, Richiesta respinta dalla Camera.

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