Ecco perché il governo Conte II può cadere per colpa del Mes, che agita la maggioranza in attesa della resa dei conti. Che non può essere rimandata all’infinito. O forse sì…
Si avvicina il giorno della resa dei conti sul Mes e sostanzialmente la domanda che tutti si pongono è una: il governo rischia di cadere sul Salva-Stati? Il Sì alla domanda sembra anche troppo scontato, ma la storia anche recente ci insegna che la politica ha mille scappatoie e vive di colpi di scena oltre che di improvvisazioni.
Caso Mes, il governo alla prova del 9 (dicembre)
Il primo scoglio da superare è quello del 9 dicembre. Il Parlamento deve votare la riforma del Mes approvata dall’Eurogruppo. Il voto è scomodo in quanto buona parte del Movimento 5 Stelle, coerente con il proprio pensiero, vuole votare contro. E questo metterebbe il governo in minoranza alla prova del voto. Quindi una scappatoia c’è. Votare a favore con un solo obiettivo: difendere il re – ossia il Premier Conte – dallo scacco del Centrodestra. Quindi deve passare il messaggio che il 9 dicembre non si vota sul Mes ma sulla tenuta del governo. E i messaggi di Di Maio ai pentastellati sembrano andare proprio in questa direzione.
Rimandare il problema ad oltranza (in attesa del Recovery fund)
Ma ancora una volta il problema sarebbe rimandato, non risolto. E prima o poi la resa dei conti arriverà. Soprattutto se l’Ue non dovesse trovare una soluzione in tempi brevi, anzi brevissimi, per sbloccare la trattativa sul Recovery fund. Il no dei Paesi dell’Est rischia di mandare in fumo tutti gli sforzi fatti fino a questo momento. Conte dovrebbe tornare a Roma e comunicare che i soldi al momento non ci sono e che comunque non arriveranno in tempi brevi. A quel punto Pd e Italia Viva tornerebbero alla carica per il Mes, che metterebbe sul piatto soldi a quel punto fondamentali.
A Bruxelles si gioca la partita decisiva per evitare lo scontro sul Mes
Ma Conte preferisce lottare in Europa. La strategia è chiara. Superare indenne la prova del voto del 9 dicembre, dare battaglia in Europa, ottenere il via libera al Recovery fund e tornare in Italia forte dei milioni messi sul piatto da Bruxelles. A quel punto avrebbe le carte in regola per rilanciare, anzi, per rimandare ancora una volta. Potrebbe riunire i ministri, chiedere di iniziare a lavorare al piano di rilancio senza ricorrere al Mes, di valutare l’andamento della situazione per poi riparlarne a distanza di qualche settimana o di qualche mese.
Se le cose andassero bene, il premier dimostrerebbe che quelli del Mes sono soldi superflui, non necessari. Che il gioco non vale la candela, insomma. Nella peggiore delle ipotesi potrebbe mettere il Movimento 5 Stelle davanti alla prova dei fatti, scusarsi e far presente che senza quei soldi non si va da nessuna parte.
Il governo può cadere per colpa del Mes
Non ci sono dubbi che si tratti della strategia migliore da adottare ma è anche vero che dipende da tanti, forse troppi fattori esterni. Innanzitutto il Movimento 5 Stelle dovrebbe compattarsi in vista del voto del 9, e non è scontato. Poi l’Ue dovrebbe riuscire a chiudere il cerchio sul Recovery fund, e non è scontato. Infine Conte deve sperare che Pd e Italia Viva accettino di rimandare ulteriormente la discussione sull’attivazione del Mes. E ovviamente non è scontato.
Per provare a rispondere alla domanda dalla quale siamo partiti, il governo può cadere sul Mes? Potenzialmente sì, o comunque dovrebbe essere costretto ad appoggiarsi su una stampella, su un nutrito gruppo di responsabili che al momento non si vedono. Anche perché Forza Italia sul Mes ha fatto ritorno nello schieramento di Centrodestra togliendo voti preziosi alla maggioranza. Ma se anche si trovassero i voti utili a non cadere difficilmente si potrebbe lavorare seriamente e con serenità.