Il Ministro Adolfo Urso al Senato: “Un intervento drastico per il rilancio”

Il Ministro Adolfo Urso al Senato: “Un intervento drastico per il rilancio”

Adolfo Urso mira al rilancio attraverso tecnologie green, cambiamenti nella gestione e un piano siderurgico nazionale.

L’ex Ilva di Taranto, simbolo di industria e controversia, si trova a un bivio cruciale. Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha evidenziato al Senato la necessità di un “intervento drastico” che inverta la rotta degli ultimi dieci anni, caratterizzati da promesse non mantenute e da una gestione industriale che non ha rispettato gli accordi occupazionali e di rilancio.

Adolfo Urso

Cambiare rotta: tecnologia Green e competitività

Urso sottolinea l’importanza di “cambiare equipaggio” all’ex Ilva, puntando su un modello competitivo basato sulla tecnologia green. Nonostante le acciaierie italiane siano leader in Europa in questo settore, l’Ilva affronta una crisi significativa: la produzione del 2023 è prevista ben al di sotto degli obiettivi, con meno di 3 milioni di tonnellate rispetto ai 4 milioni sperati.

Negli anni, la produzione dell’Ilva ha subito un calo progressivo, contraddicendo gli accordi e lasciando spazio ad altri attori internazionali. Anche nei momenti di alta redditività del settore in Europa, la produzione è stata mantenuta bassa, una scelta che Urso definisce inaccettabile.

Nel 2017, sotto il governo Gentiloni, Arcelor Mittal, gigante dell’industria acciaieria, vinse la gara per la gestione dell’ex Ilva. Questo nonostante la presenza di una cordata pubblico-privata che includeva anche la Cassa Depositi e Prestiti. La situazione si complicò ulteriormente nel 2020, quando, di fronte alla minaccia di abbandono del sito da parte di Mittal e in assenza di alternative, il governo Conte 2 avviò una nuova trattativa, culminata nella creazione di Acciaierie d’Italia, con accordi sbilanciati a favore del privato.

Il problema dei patti parasociali e la governance

Urso critica fortemente l’approccio di Arcelor Mittal, che pur accettando di scendere in minoranza, si è rifiutata di contribuire finanziariamente, scaricando l’onere sullo Stato. Allo stesso tempo, ha preteso di mantenere un ruolo decisivo nella governance, una condizione inaccettabile sia per le normative italiane che per i vincoli europei sugli aiuti di Stato.

Il governo, guidato da Urso, punta a sviluppare un piano siderurgico nazionale basato su quattro poli: Taranto, Terni, Piombino e le acciaierie del Nord Italia. L’obiettivo è quello di modernizzare e specializzare gli impianti esistenti, creando un modello di efficienza sostenibile in Europa. Taranto dovrà riaffermare il suo ruolo di campione industriale, mentre Terni si concentrerà sugli acciai speciali, Piombino sulle rotaie, e il Nord Italia continuerà la sua svolta green.

In questo scenario, la trasformazione dell’ex Ilva non è solo una necessità industriale, ma rappresenta anche un impegno verso la sostenibilità e l’innovazione, pilastri fondamentali per il futuro dell’industria siderurgica italiana e europea.