Il mostro di Modena, dieci casi di omicidio 

Il mostro di Modena, dieci casi di omicidio 

Il “mostro di Modena”, la cui identità è ancora ignota, uccise dieci ragazze in dodici anni: erano tutte prostitute e tossicodipendenti.

I media lo hanno soprannominato il “mostro di Modena”. Tra le vittime, tutte giovanissime, eroinomani e prostitute. Il killer le avvicinava, poi le uccideva a coltellate oppure a mani nude. Il mostro di Modena non fu mai catturato, e di lui non si seppe più nulla dal 1995. Nella sua “carriera” da omicida, durata dodici anni, uccise dieci persone. 

Il primo omicidio

Tutto iniziò a Modena, negli anni Ottanta. Siamo nel 1983 quando Filomena Gnasso, una prostituta, venne trovata priva di vita con delle ferite da arma da taglio alla gola. Il 21 agosto 1985, due anni dopo, un altro corpo, quello di Giovanna Marchetti, morta con il cranio fracassato da una pietra.  

Dopo altri due anni un’altra vittima, Donatella Guerra, di 22 anni. Dopo 40 giorni, la Procura decise di chiudere il caso, tralasciando un’importante prova: le impronte dei pneumatici rilevate sulla scena dalla scientifica.  

Due mesi dopo l’omicidio di Marina Balboni, 21 anni, una tossicodipendente e prostituta morta strangolata. Nel suo diario, prima di morire, la vittima aveva scritto che si sarebbe dovuta incontrare con una persona importante. La vittima conosceva il suo carnefice, e non lo temeva.  

A Modena nessuno si preoccupa degli omicidi, in quanto le vittime sono sempre tossicodipendenti o prostitute. E secondo le mamme del quartiere, queste cose brutte succedono solo a “quelle ragazze là”. Dopo un anno morì Fabiana Zuccarini, 21 anni, dipendente dalle droghe. Ma stavolta la vittima non era una prostituta. A distanza di pochi mesi viene ritrovato il corpo privo di vita di Antonietta Sottosanti. Le indagini finiscono ogni volta in una bolla di sapone.  

La madre di una delle vittime: “Mia figlia considerata una vittima di serie B”

Sarà Romana Caselli, una delle madri delle vittime, a rivolgersi alla Procura per parlare dei suoi sospetti nei confronti di uno dei poliziotti che aveva avuto una relazione con una delle vittime. Ma la morte di sua figlia venne comunque archiviata. “Perché? Mia figlia si drogava e per questo, come le altre ragazze uccise, è stata sempre considerata vittima di serie B“. A distanza di parecchi anni, nel 2019 il procuratore capo di Modena Paolo Giovagnoli ha deciso di aprire un’indagine su quei delitti. 

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