Giulia e Alessia, il papà: “Fango su me, ma non porto rancore” 

Giulia e Alessia, il papà: “Fango su me, ma non porto rancore” 

Il padre di Giulia e Alessia, le sorelle decedute in un incidente ferroviario, ha scritto una lettera in cui parla del suo dolore.

Giulia e Alessia erano due sorelle di soli 15 e 16 anni, residenti in provincia di Bologna. Sono decedute il 31 luglio, alla stazione di Riccione. Le due giovani minorenni sono state travolte da un treno in corsa.  

La tragedia di Giulia e Alessia 

Il fatto è accaduto di mattina presto, verso le 6:40, alla stazione ferroviaria della località turistica. L’impatto con il mezzo è stato terribile e fatale per le due giovani, trascinate per centinaia di metri. I corpi erano in condizioni talmente pessime da non poter essere identificati. Difatti, l’identificazione è avvenuta grazie al ritrovamento del cellulare di una delle due adolescenti.   

Il padre delle ragazze non si dà pace per l’accaduto, ed ha scritto una lettera rivolta a “coloro che hanno espresso giudizi severi verso la mia persona. Sono convinto che ognuno di loro possa trarre insegnamento per la vita che verrà”. 

La lettera di Vittorio

Da poco Vittorio è rientrato a lavorare nell’azienda di cui è titolare, spiegando: “È l’unica mia salvezza. Non c’è stato un giorno in cui non le abbia accompagnate e riprese da scuola, almeno questo mi rimarrà per sempre, quello che ho vissuto con loro”. 

E continua nella lettera: “Vivo la sofferenza, confortato moralmente e spiritualmente dalle tante persone che quotidianamente hanno inondato me e la mia casa di un’umanità e dolcezza che va oltre misura e immaginazione. Vivo la sofferenza per l’immane tragedia che ha colpito la mia famiglia, e la consapevolezza del nuovo inizio che mi attende, nel fervido desiderio di provare a trasformare l’ingiusto evento in bene assoluto”.  

Infine, il padre delle ragazze si rivolge a “coloro che hanno espresso giudizi severi verso la mia persona. Sono convinto che ognuno di loro possa trarre insegnamento per la vita che verrà. Vorrei che da questa disgrazia, da questa immensa perdita, si possano trarre nuove energie per plasmarla in amore puro. Affinché da questo vuoto, da questa banalizzazione del male, dal cinismo della disperazione, possa nascere e crescere rigoglioso l’amore verso il prossimo. Perché le mie bimbe, i nostri angeli, non siano arrivati in cielo invano”. 

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