Il pedone sulle strisce ha sempre ragione

Il pedone sulle strisce ha sempre ragione

Il pedone sulle strisce ha sempre ragione. A dirlo è una sentenza della Cassazione. Il conducente rischia una condanna per omicidio stradale.

ROMA – Il pedone sulle strisce ha sempre ragione. A dirlo è una sentenza della Cassazione che mette il punto su uno dei codici stradali più contorti. Finora si doveva valutare caso per caso ma la Corte Suprema con la sua decisione mette ‘nei guai’ i conducenti che potrebbero rischiare l’accusa di omicidio stradale.

Il pedone ha sempre ragione

Nella sentenza 34406/19 dell’8 maggio la Cassazione ha deciso che il pedone ha sempre ragione. Nessuno sconto per l’automobilista anche se la persona attraversa la strada con imprudenza o in violazione delle norme sulla circolazione, strisce pedonali invisibili, auto parcheggiate nei pressi o proprio sulle strisce.

E il conducente rischia una condanna per omicidio stradale. Una decisione dei giudici che raccomanda maggiore cautela e attenzione alla persona alla guida della vettura altrimenti si potrebbe rischiare il carcere.

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La sentenza

Il testo della sentenza è stato riportato dal sito dirittogiustizia.it: “In tema di omicidio stradale, ciò che deve essere valutato nel caso concreto è la ragionevole prevedibilità della condotta della vittima e la possibile di porre in essere le manovre di ed evitare l’evento, qualora il pericolo temuto si concretizzi a causa del comportamento imprudente altrui o della violazione delle norme di circolazione da parte della vittima“.

In base al principio di affidamento in ambito di circolazione stradale – precisano i giudici – l’esclusione o la limitazione di responsabilità in ordine alle conseguenze delle altrui condotte prevedibili o, in altri termini, il poter contare sulla correttezza del comportamento di altri, riduce i suoi margini in ragione della diffusività del pericolo, che impone un corrispondente ampliamento della responsabilità in relazione alla prevedibilità del comportamento scorretto o irresponsabile di altri agenti. Tale principio trova un temperamento in quello opposto per cui l’utente della strada è responsabile anche del comportamento imprudente altrui purché rientri nel limite della prevedibilità“.

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