Il piano Calderone sul reddito di cittadinanza

Il piano Calderone sul reddito di cittadinanza

La ministra del lavoro Calderone svela il suo piano per il lavoro che include anche un’alternativa al reddito di cittadinanza.

Ci sono molte novità per il mondo del lavoro nel 2023, dal taglio del cuneo fiscale all’abolizione del reddito di cittadinanza previste dalla legge di bilancio. In particolare, la riforma al reddito introdotto dai pentastellati è una delle cose per cui il governo va più fiero perché promessa elettorale. Intervistata da La Stampa, la ministra  del Lavoro Marina Calderone, ha spiegato il piano del governo per togliere il sussidio grillino.

Il piano di Calderone parte da un nuovo sistema di politiche attive del lavoro proprio per istituire un’alternativa al reddito di cittadinanza. Il beneficio durerà per soli sette mesi per coloro che sono occupabili e la decadenza al primo rifiuto di offerta di lavoro anche non congrua. I giovani percettori del reddito dai 18 ai 29 anni che non hanno finito la scuola dell’obbligo avranno l’obbligo di frequentare corsi formativi. “Su questo tema si è creata troppa polemica. Nessuno dice ad esempio che si amplia la platea dei beneficiari di interventi di sostegno, per esempio con l’estensione ai nuclei con persone over 60 e alle famiglie minorenni” ha sottolineato la ministra Calderone.

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La ministra spiega il piano del lavoro

“Chi si trova in una situazione di difficoltà continuerà ad essere tutelato” precisa la ministra rispondendo alle accuse fatte al governo di aumentare la povertà. Mentre “nulla cambia nella sostanza rispetto all’offerta congrua” precisa riguardo all’aggettivo scomparso nella legge di bilancio. La battaglia di Meloni e del suo governo al reddito di cittadinanza è risaputa perché l’obiettivo è aumentare il lavoro e non alimentare l’assistenzialismo. L’obiettivo era abbattere la povertà e reintegrare i percettori nel mondo del lavoro ma i risultati a 4 anni di distanza sono scarsi.

Il nuovo esecutivo punta a stravolgere questa misura perché si basa, secondo Giorgia Meloni, su un assunto sbagliato. “La povertà si contrasta con il lavoro non con i sussidi a vita” ha sempre ribadito la premier la cui intenzione è distinguere gli strumenti per contrastare la povertà da quelli per reintrodurre al lavoro. “Per i primi puntiamo ad un reddito di inclusione, magari rafforzato ed esteso rispetto al passato” spiega Calderone. Mentre per i secondi c’è un piano ben definito per le nuove politiche attive del lavoro.

“La strada passa attraverso la realizzazione di un sistema che prevede nuovi strumenti di incrocio tra domanda e offerta di lavoro”, strumenti che vedranno il coinvolgimento di “tutti gli attori pubblici e privati del mercato del lavoro”. Il piano del governo, designato dal Ministero del Lavoro, prevede anche una riqualificazione dei “percorsi di formazione” per adattarli con le “skills professionali oggi necessarie alle aziende”.

La ministra, nell’intervista, risponde anche alla domanda sul salario minimo per cui il governo ha due anni per recepire la direttiva europea. “In Italia la contrattazione collettiva di qualità ha dato nel tempo risposte adeguate. Questa può essere la strada da percorrere, riflettendo su come estenderne l’applicazione e valutando la possibilità di verificare che i contratti collettivi delle associazioni maggiormente rappresentative diventino oggettivamente di riferimento per le diverse categorie rispetto al salario” ha detto Calderone.