Scuola, il piano di Draghi va oltre l’emergenza sanitaria

Scuola, il piano di Draghi va oltre l’emergenza sanitaria

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha presentato il suo piano per la ripresa della scuola e il rilancio del sistema.

Nel corso del suo discorso programmatico al Senato, il premier Mario Draghi ha parlato a lungo della scuola, prima presentando il conto della Didattica a distanza e poi parlando di quelli che sono gli obiettivi di questo governo.

La scuola nell’emergenza coronavirus. I limiti della Didattica a distanza

“La diffusione del Covid ha provocato ferite profonde nelle nostre comunità, non solo sul piano sanitario ed economico, ma anche su quello culturale ed educativo. Le ragazze e i ragazzi hanno avuto, soprattutto quelli nelle scuole secondarie di secondo grado, il servizio scolastico attraverso la Didattica a Distanza che, pur garantendo la continuità del servizio, non può non creare disagi ed evidenziare diseguaglianze. Un dato chiarisce meglio la dinamica attuale: a fronte di 1.696.300 studenti delle scuole secondarie di secondo grado, nella prima settimana di febbraio solo 1.039.372 studenti (il 61,2% del totale) ha avuto assicurato il servizio attraverso la Didattica a Distanza“, ha dichiarato il Presidente del Consiglio nella prima parte del suo intervento al Senato.

Scuola

Il piano di Draghi per la scuola: “Tornare rapidamente ad un orario scolastico normale”

Dopo aver fatto il punto della situazione, Draghi ha poi parlato della ripresa e di quelli che sono gli obiettivi del governo. E naturalmente il Presidente del Consiglio è tornato a parlare della scuola, che deve tornare in presenza il prima possibile.

“Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà. Occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza”.

Mario Draghi

I rischi legati alla diffusione delle varianti

È evidente quindi che lo scopo del governo Draghi è quello di far tornare i ragazzi in classe il prima possibile. Ovviamente in sicurezza. I progetti del premier però devono fare i conti con la diffusione delle varianti. I dati mostrano che in questa nuova fase dell’emergenza il virus corre anche tra i giovani e i giovanissimi. Quindi la riapertura della scuola rappresenta un rischio. Ma non per questo motivo bisogna rassegnarsi alla Dad.

C’è chi ipotizza una sorta di Unità di pronto intervento che possa intercettare tempestivamente i casi di Covid nelle scuole, individuare i casi positivi tramite test e tamponi e circoscrivere il focolaio. A quel punto non si dovrebbe procedere con la chiusura di tutta la scuola e i dati verrebbero comunicati in tempi rapidi alle autorità sanitarie. Cosa che prima non accadeva.

La scuola oltre l’emergenza sanitaria

Ma il progetto del premier Draghi supera l’emergenza e guarda ad una rivoluzione culturale che deve nascere dalla scuola.

“È necessario investire in una transizione culturale a partire dal patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale. Siamo chiamati a disegnare un percorso educativo che combini la necessaria adesione agli standard qualitativi richiesti, anche nel panorama europeo, con innesti di nuove materie e metodologie, e coniugare le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche e del multilinguismo”.

Ed ovviamente per poter rilanciare la scuola serve investire nella formazione dei docenti, che devono essere al passo con i tempi.

“Infine è necessario investire nella formazione del personale docente per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni”.

Nel presentare la sua idea di scuola Mario Draghi ha parlato anche degli Istituti Tecnici spesso sottovalutati a causa di un retaggio culturale decisamente poco lungimirante. Proprio gli Istituti Tecnici rappresentano una finestra sul mondo del lavoro.

“In questa prospettiva particolare attenzione va riservata agli ITIS (istituti tecnici). In Francia e in Germania, ad esempio, questi istituti sono un pilastro importante del sistema educativo. È stato stimato in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell’area digitale e ambientale. Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza assegna 1,5 md agli ITIS, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate”.