Il testa coda narrativo di Israele

Il testa coda narrativo di Israele

La parola è un po’ abusata, ma siccome sta passando di moda si può tornare a usarla: narrazione.

C’è la narrazione comunista, fascista, totalitaria, democratica, liberale, progressista..etc…etc..Quella ad esempio populista negli ultimi anni ha decisamente s-popolato. Ma cosa vuol dire narrazione nel contesto del ragionamento che andremo a fare?

Certo non si tratta di un intreccio letterario o di un plot da giallo, bensì di un insieme di fatti, di persone, di visioni, organizzati e cristallizzati in un sistema simbolico che fa breccia nel mainstream, che condiziona la formazione dell’opinione pubblica, che influisce sulle scelte politiche. La narrazione delle vittime palestinesi nella rappresaglia scatenata a dopo il massacro compiuto dai terroristi di Hamas il 7 ottobre del 2023, sta cancellando le altre narrazioni contigue e sta virando a suo favore l’orientamento delle democrazie occidentali.

Perfino il principale alleato di Tel Aviv, ovvero l’America, sta criticando apertamente l’operato militare e morale di Netanyahu e parla di reazione spropositata. Insomma la narrazione delle vittime israeliane di quella tragica macelleria (moltissimi erano giovani, pensate alla foto shock della ragazza rapita sul Pick-up e poi uccisa, pensate ai suoi genitori) è ormai un ricordo sbiadito.

Claudio Brachino

La narrazione del destino degli ostaggi e delle sofferenze dei familiari smuove solo le piazze locali. Invece gli edifici sventrati, gli ospedali violentati, le macerie che inghiottono deboli e bambini, la mancanza di cibo e di medicinali, stanno togliendo al governo e all’esercito israeliano ogni legittimazione. Hamas non è stato sconfitto e anzi sbandiera le 33 mila vittime palestinesi (al momento in cui scrivo) come uno scandalo internazionale.

La ferita iniziale subita è coperta ormai dalle ferite inflitte. Quando vince una narrazione, precisiamolo, non si tratta solo di abilità mediatica. La potenza della follia fa il suo lavoro, come colpire e uccidere gli operatori umanitari di una ONG che portava pasti caldi alla popolazione.

Un cupio dissolvi shakespeariano che si porta dietro il mai sopito antisemitismo. Ma anche gli intellettuali e molti politici israeliani stanno dicendo basta, la gente manifesta inorridita, forse ci saranno nuove elezioni. Questa è per fortuna la narrazione della democrazia, quella della pace ancora si dimena nelle contraddizioni retoriche del pacifismo da salotto.