Perché mai un presidente del Consiglio deve attaccare un’influencer come Chiara Ferragni?
La domanda che è circolata subito dopo la chiusura di questa edizione di Atreju, con il lungo discorso di Giorgia Meloni, è: perché mai un presidente del Consiglio deve attaccare un’influencer come Chiara Ferragni?
Una domanda scontata. Come se il mondo della politica ad alti livelli e il mondo dei social ad alti livelli già da tempo non si incontrassero e scontrassero.
E’ da anni che si parla di quanto la politica si appoggi ai social nelle campagne elettorali o nella costruzione addirittura di un’identità o di una reputazione del leader con i propri elettori o con i cittadini tutti. Si è parlato tante volte di disintermediazione giornalistica, ricordate il video della premier il Primo Maggio, quando lei si avvicina alla sala del Consiglio con tutti i ministri che l’aspettano parlando delle nuove norme sul mondo del lavoro?
Non è una conferenza stampa, è una sceneggiatura, è una sorta di storia che viene fatta nelle stanze stesse del Potere. Stupore, polemiche, giusto o sbagliato?
Ma i politici in tutto il mondo, non solo Giorgia Meloni, da anni fanno questo. E che cosa fanno dall’altra parte influencer importanti come Chiara Ferragni, che meritatamente nel suo genere è diventata una donna potentissima e ricchissima, come pure il suo compagno Fedez, che non è però solo un eroe dei social ma uomo della multimedialità.
Spesso gli eroi dei social diventano soggetti politici, o perché si impegnano su temi di grande attualità, vedi la sicurezza o i femminicidi, oppure perché fanno delle vere e proprie provocazioni politiche. Pensate Fedez a Sanremo quando strappa le immagini del sottosegretario Bignami o quando sempre Fedez, in apertura del concerto del Primo Maggio, se la prende con alcuni esponenti della Lega. A sua volta la politica si occupa dei social. C’è un passaggio fra i due elementi per cui a ognuno rimane attaccato qualcosa. Nel caso della politica le rimane attaccata una maggiore visibilità, un pezzo forse di followers o direi un mondo di cittadini giovani che vengono in qualche modo ingaggiati forse e che non verrebbero ingaggiati con altri linguaggi.
Al mondo dei social rimane l’evoluzione verso l’alto dello standing e spesso come contrappeso la coda di qualche polemica velenosa per i suoi affari. In questo caso, ad esempio, anziché il vaso di Pandora, cioè le verità nascoste, si è aperta una sorta di vaso di Pandoro, la storia di una pubblicità per beneficenza poco elegante diciamo così per cui la Ferragni, senza trucco, con un’aria dimessa e sofferente, ha chiesto scusa. Ci sarà forse un’inchiesta, l’inchiesta si allargherà ad altri episodi, ma non è l’aspetto giudiziario che ci interessa qui ma quello etico e in sostanza linguistico, la cosiddetta grammatica epocale.
Questi due mondi sempre di più nei prossimi tempi dialogheranno, anche se in maniera molto complicata e molto incerta per il successo dell’uno piuttosto che dell’altro.