Movimento 5 Stelle, il voto su Rousseau rischia di lasciare strascichi e sicuramente non risolve tutti i problemi. Anzi…
Continua a far discutere la trasformazione del Movimento 5 Stelle che dopo l’ultimo voto su Rousseau cambia forma o almeno supera due principi considerati fondamentali fino a poco tempo fa: quello del terzo mandato e quello dell’alleanza con i partiti tradizionali.
Il voto su Rousseau cambia il Movimento 5 stelle
La rivoluzione pentastellata fa discutere anche nella maggioranza, con Italia Viva che di fatto fa sapere che alleanze organiche con i 5 stelle non interessano. Si collabora al governo e così finisce il rapporto. Il Partito democratico invece va oltre. Da tempo chiede un’alleanza ai Cinque Stelle e auspica anche una collaborazione organica a livello nazionale. E per molti proprio il Pd sta spingendo il Movimento 5 Stelle verso una trasformazione politica che sta avvicinando i pentastellati alla forma e alle norme proprie di un partito.
Il caso delle Marche, nuove regole vecchi problemi
Il primo banco di prova, non semplice in realtà, quello delle Marche, dove Pd e M5s potrebbero correre insieme con i due simboli fianco a fianco sulle liste elettorali. Eppure, nonostante il voto su Rousseau, l’alleanza è tutt’altro che scontata. Le regole cambiano, le divisioni interne no. I vecchi problemi non sono stati superati con un click, seppur ambizioso.
Di fatto la votazione ha incoronato la linea di Grillo e Di Maio ma ha spaccato la base del Movimento 5 Stelle, con i militanti della prima ora tutt’altro che soddisfatti del vento del cambiamento che soffia dal palazzo.
I timori del Pd
In realtà anche in casa Pd da una parte si festeggia il cambiamento e dall’altra si portano alla ribalta i vecchi problemi. Il caso, nello specifico, è quello della candidatura di Virginia Raggi per Roma. Candidatura che il Partito democratico non è intenzionato a sostenere. In realtà anche tra i dem c’è chi teme il Pd stia perdendo autonomia appiattendosi al populismo.