Bufera con tanto di scandalo a detta di alcuni per l’ultima immagina di Ilaria Salis e il suo pugno alzato. Ecco cosa è successo.
Dopo il caso che l’ha vista finire suo malgrado nei manifesti della Lega, Ilaria Salis è stata protagonista di una nuova vicenda piuttosto controversa. Una nuova bufera, infatti, si è scatenata nei confronti dell’eurodeputata con Avs dopo una sua foto pubblicata davanti all’opera esposta al Museo del ‘900 di Milano, Il Quarto Stato.

Il pugno di Ilaria Salis
Ilaria Salis, nelle ore successive a Ferragosto, ha deciso di pubblicare un’immagine sui propri canali social che ha generato diverse reazioni controverse. In particolare, l’europarlamentare con Avs si è fatta vedere avanti al Quarto Stato di Volpedo, esposto al museo del ‘900 di Milano. In questa circostanza, la Salis ha scelto di alzare il pugno chiuso sperando di ottenere like e adesioni. “Ma che bel dipinto!”, ha scritto nella didascalia del post. Quello che, però, non si sarebbe aspettata, è quanto sarebbe accaduto poco dopo.
La foto dello scandalo e le reazioni
Dopo aver pubblicato su Instagram e su X, ex Twitter, la foto in questione davanti all’opera, la Salis ha dovuto fare i conti con una serie di critiche veramente pesanti. Tra i commenti, infatti, c’è chi ha detto apertamente: “Devi vergognarti“. Altri, invece, hanno spiegato la loro contrarietà allo scatto: “Abbassa quel pugno, mio padre e mia madre erano lavoratori e veri comunisti negli anni 70, tu che c’entri con il ‘Quarto stato’? Sei una figlia di papà della Monza bene con i sensi di colpa! Che gioca a fare la rivoluzionaria a 15mila euro al mese, fai come la Rakete dimettiti per coerenza!”.
A questi commenti si è aggiunto, come sottolineato da Il Secolo d’Italia, anche quello del deputato di FdI, Antonio Baldelli: “Qualcuno le spieghi che il bel dipinto dietro di lei rappresenta il Quarto Stato, lavoratori e lavoratrici che una casa se la conquistavano con il sudore di una vita. Il suo pugno chiuso, invece, è quello di chi oggi difende chi la casa la occupa abusivamente proprio a danno di chi se l’è guadagnata con il lavoro”.