Immobilizer: cos’è, a cosa serve e come funziona

Immobilizer: cos’è, a cosa serve e come funziona

Denominato anche ‘immobilizzatore’, l’immobilizer è un dispositivo che serve a bloccare il motore per evitare furti.

I dispositivi antifurto sono sempre più diffusi e sofisticati. Ne esistono di vario tipo, sia meccanici sia elettronici; tra questi ultimi vi è il cosiddetto ‘immobilizer‘ o immobilizzatore: vediamo di seguito di cosa si tratta.

Cos’è l’immobilizer auto

Si tratta di un dispositivo antifurto elettronico la cui funzione è quella di impedire al motore di funzionare in assenza del segnale emesso dalla chiave per mezzo del transponder. Questo tipo di dispositivo venne brevettato per la prima volta nel 1919; era costituito da una griglia di interruttori a doppio contatto che, a seconda delle impostazioni, faceva arrivare la corrente elettrica alle candele oppure impediva l’avvio del motore e azionava il clacson.

Il dispositivo si è diffuso in maniera capillare a partire dagli anni Novanta; la prima Casa automobilistica a introdurre questo sistema di antifurto su un veicolo di serie fu la Honda. In Europa, già nel 1998, l’immobilizer divenne obbligatorio in alcuni paesi, in particolare Germania, Regno Unito e Finlandia.

Come funziona l’immobilizer

L’immobilizer elettronico funziona per accoppiamento induttivo, ossia non necessita di alcuna fonte di alimentazione esterna ma ricava l’energia di cui ha bisogno per funzionare dal segnale che riceve. Nella chiave dell’auto c’è, come detto, un transponder, ossia un piccolo device elettronico in grado di inviare e ricevere un segnale; esso è dotato di una memoria sulla quale è inscritto un codice che serve, di fatti, a far partire l’auto. Il meccanismo è molto semplice: la centralina elettronica dell’auto, per mezzo di una piccola antenna alloggiata sul blocco dell’accensione del motore, riconosce il codice del transponder e consente al propulsore di avviarsi.

I primi transponder erano a codice fisso mentre quelli di più moderna generazione prevedono la riscrittura di un codice diverso ad ogni accensione.

In generale, l’antifurto immobolizer è costituito dal transponditore presente all’interno della chiave e dall’antenna sul blocco di accensione: entrambi i dispositivi funzionano in collaborazione con la centralina elettronica dell’auto per produrre una sorta di ‘codice di accesso’ che permetta all’auto di essere messa in moto. Se il codice viene identificato, la vettura può essere avviata; in caso contrario, il sistema fa in modo che il carburante non arrivi al motore, in maniera tale da bloccare il veicolo.

I vari tipi di immobilizer

A seconda del tipo di codice utilizzato e delle modalità di trasmissione dello stesso, è possibile distinguere tre diverse tipologie di antifurto:

  • l’immobilizer a codice fisso utilizza sempre lo stesso codice binario generato dal transponder della chiave per mezzo di un piccolo campo elettromagnetico; la sequenza binaria resta immutata ad ogni accensione;
  • nell’immobilizer a codice variabile (rolling codes), invece, il codice viene riscritto ad ogni accensione;
  • l’immobilizer a codice criptato, invece, trasmette la sequenza alla centralina in maniera criptata, ossia tramite una frequenza radio protetta; i dati, in questo caso, subiscono una codifica bidirezionale.

Pregi e difetti dell’immobilizer

Come altri tipi di tecnologie, anche l’immobilizer presenta dei vantaggi e degli svantaggi.

Per quanto riguarda i punti a favore, uno è certamente costituito dall’effetto deterrente nei confronti del cosiddetto ‘hot-wiring‘. Si tratta di una tecnica di furto molto semplice, che consiste nel far partire l’auto senza la chiave di accensione ma collegando direttamente i fili. In casi del genere, l’immobilizer si è rivelato molto efficace. Altro vantaggio offerto dal dispositivo è il fatto di essere completamente automatico: il guidatore non deve ricordarsi di attivarlo di volta in volta; anche per questo viene considerato un sistema di antifurto passivo. Per quanto riguarda l’efficacia dell’antifurto, uno studio dell’Economic Journal del 2016 ha evidenziato come l’immobilizer abbia ridotto del 40% i furti d’auto tra il 1995 ed il 2008.

Tra i principali difetti del sistema vi è una certa vulnerabilità del chip del transponder. Uno studio del 2013, realizzato da tre ricercatori dell’Università di Nimega e dell’Università di Birmingham ha dimostrato come i più comuni chip per transponder, i Megamos, fossero effettivamente violabili. La Volkswagen ottenne, per mezzo di una sentenza dell’Alta Corte di Londra, che la pubblicazione (“Dismantling Megamos Crypto: Wirelessly Lockpicking a Vehicle Immobilizer“) venisse bloccata.

In generale, sarebbe più semplice ‘crackare’ il sistema dal veicolo piuttosto che dalla chiave, poiché sarebbe più facile riprogrammare quest’ultima anziché clonarla. In aggiunta, alcuni sistemi tendono a memorizzare l’ultimo codice utilizzato così a lungo da poter essere attivati anche con una chiave priva di transponder perfino dopo che la chiave originale è stata tolta dal blocco dell’accensione da diversi minuti.

Come disattivare l’immobilizer

Può capitare che il sistema antifurto, per un motivo o per un altro, non funzioni e non riconosca la chiave, impedendo all’auto di partire (in genere si illumina una spia a forma di lucchetto). In casi del genere può essere utile disattivare temporaneamente l’immobilizer.

La prima cosa da fare è accertare che la chiave che invia il segnale non abbia problemi di alimentazione. Se così fosse, basta cambiare la batteria e il problema dovrebbe risolversi; qualora ciò non bastasse, si può provare a riaprire e richiudere l’auto oppure ad utilizzare la chiave di scorta per far ripartire il veicolo.

Nel caso in cui anche questa soluzione non dovesse risultare efficace, vuol dire che il fai da te non è sufficiente e serve un controllo approfondito. A tal proposito è bene rivolgersi ad officine specializzate che affidino le verifiche del caso a tecnici qualificati, in grado di individuare le cause del malfunzionamento e ripristinare la piena funzionalità del sistema.

Un’altra soluzione, più semplice, è quella consigliata da diverse Case costruttrici: cambiare la chiave non funzionante con una nuova e riprogrammarla (assieme a quella di scorta) presso un centro autorizzato affiliato alla Casa stessa.

Le principali cause di malfunzionamento dell’immobilizer sono:

  • un guasto al microchip del transponder, magari a seguito di una caduta;
  • un problema al software della centralina elettronica di controllo;
  • un guasto all’antenna del blocco di accensione.

L’esito è sempre lo stesso, sia che la chiave non sia in grado di inviare o di riscrivere il codice, sia che l’antenna o la centralina non siano in grado di riceverlo o decriptarlo: l’auto resta bloccata come durante un tentativo di furto.