Alessandro Impagnatiello e Filippo Turetta, tutte le similitudini dei femminicidi: spunta la data shock in comune.
Lunedì 25 novembre, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, Alessandro Impagnatiello è stato condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio della sua compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese. Nelle stesse ore, al tribunale di Padova, la Procura ha richiesto la medesima pena per Filippo Turetta, accusato del femminicidio di Giulia Cecchettin. Due casi simili, che presentano numerosi elementi in comune, a partire dal nome della vittima, Giulia.
Impagnatiello e Turetta: le analogie tra i due femminicidi
Entrambi i casi sono accomunati dal rapporto relazionale tra gli assassini e le vittime. Impagnatiello uccide la sua compagna con cui aveva una relazione in corso, mentre Turetta ha ucciso Giulia Cecchettin dopo la fine della loro storia d’amore.
Non solo il nome delle donne assassinata è lo stesso, ma anche la brutalità degli omicidi. Giulia Tramontano è stata accoltellata 37 volte, morendo per emorragia. Giulia Cecchettin è stata colpita da 75 coltellate, due delle quali fatali, al collo e al petto.
Entrambi gli assassini hanno confessato i crimini e si sono dichiarati pentiti durante le udienze. Tuttavia, le loro azioni dopo il delitto rivelano altre similitudini: entrambi hanno cercato di sbarazzarsi del corpo delle loro vittime, con Impagnatiello che ha tentato di bruciarlo, mentre Turetta ha gettato il cadavere in un dirupo durante la sua fuga.
Lettere e dichiarazioni dei colpevoli
Nel corso dei processi sono emerse alcune lettere scritte dai due colpevoli, che raccontano i loro sentimenti pre e post omicidio.
Impagnatiello, nel 2022, scriveva alla sua compagna: “Ti amo e darei la mia vita per te, darei la mia vita per far continuare la tua…”.
In aula, ha rivendicato quei sentimenti, affermando che sarebbe stato disposto a dare la propria vita per lei per dimostrarle quanto fosse importante. Un contrasto tragico con l’omicidio che ha commesso.
Filippo Turetta, invece, ha scritto una lettera ai suoi genitori, nella quale affermava: “Non sono cattivo, ma non perito perdono. Così ho provato a suicidarmi, ma non ce l’ho fatta.”
Successivamente, ha scritto una lettera d’amore a Giulia Cecchettin: “Sapere di averti perso mi fa stare male e mi fa sentire vuoto.” Durante il processo, Turetta ha anche rivelato il contenuto di un memoriale di 80 pagine, scritto in carcere, che descriveva i suoi pensieri e stati d’animo.
Le condanne e il simbolismo del 25 novembre
Le sentenze di Impagnatiello e la richiesta di ergastolo per Turetta arrivano in un giorno simbolico, il 25 novembre, scelto come Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
La coincidenza di queste due condanne con una data così significativa ha suscitato riflessioni sul contrasto tra le parole di pentimento e le atrocità commesse.
In entrambi i casi, l’omicidio delle due donne non rappresenta solo una tragedia individuale, ma anche un episodio che fa luce su una violenza strutturale che colpisce le donne in molteplici forme, anche da parte di chi dovrebbe amarle.