Il mercato del lavoro italiano fatica a coprire quasi la metà delle posizioni aperte. Il motivo? La carenza di lavoratori qualificati.
Il mercato del lavoro ha difficoltà a reperire lavoratori qualificati a cause della carenza delle competenze Secondo i dati diffusi da Inapp e riportati da Fanpage, nel 2024 ben il 47,8% delle posizioni aperte risulta difficile da coprire. Si tratta di un aumento preoccupante rispetto al 2019, quando il dato si attestava al 25,3%.
Il presidente di Inapp, Natale Forlani, ha dichiarato che “l’incidenza di questi fattori negativi è destinata a crescere“. Si stima infatti che entro il 2040 il numero di persone in età lavorativa calerà di circa 4 milioni, uno scenario che richiede interventi urgenti e mirati.
Le cause della carenza di competenze in Italia
Le ragioni dietro la crescente difficoltà di trovare lavoratori qualificati sono molteplici e complesse. La principale è la riduzione della popolazione attiva, un fenomeno che deriva dall’invecchiamento della popolazione e dal calo delle nascite. Parallelamente, il mercato del lavoro soffre di un evidente mismatch tra domanda e offerta di competenze.
Questo dislivello è particolarmente grave nei settori tecnologici e industriali, dove le imprese segnalano una costante carenza di profili specializzati, come tecnici e operatori qualificati. Un altro elemento critico è rappresentato dall’offerta formativa.
Sebbene esistano programmi mirati come il GOL (Garanzia Occupabilità dei Lavoratori), introdotto nell’ambito del PNRR per migliorare le competenze dei disoccupati, la loro implementazione ha mostrato diverse criticità.
Quali sono le categorie più penalizzate
Tra le categorie più colpite dalla crisi del mercato del lavoro spiccano i giovani. Spesso si trovano di fronte a percorsi formativi che non preparano adeguatamente al mondo del lavoro, lasciandoli privi delle competenze richieste dalle imprese.
Anche le donne risultano particolarmente penalizzate, a causa della persistente disparità di genere e di carichi familiari che ostacolano la loro piena partecipazione al mercato del lavoro. Infine, i lavoratori over 45 riscontrano maggiori difficoltà nel reinserimento professionale, soprattutto in un contesto in cui le politiche di “active ageing” si dimostrano ancora insufficienti.