I soldati di Mariupol rischiano di non tornare in Ucraina con uno scambio di prigionieri.
Dopo la resa di Mariupol i combattenti della resistenza sono stati evacuati e trasportati in Russia. Secondo Kiev dovrebbero tornare in patria con uno scambio di prigionieri. Ma la Duma sta valutando di non scambiare i combattenti di Azovstal con dei prigionieri perché considerati criminali dalla Russia.
Il presidente della Duma ha dichiarato: “I criminali nazisti non dovrebbero essere scambiati, ma processati“. Intanto la procura generale ha chiesto alla Corte suprema di riconoscere i combattenti di Azov come “organizzazione terroristica”. Non è chiaro cosa potrebbe accadere ai soldati ucraini portati in Russia anche se il Cremlino garantisce che saranno trattati in linea con le “leggi internazionali”.
La resa di Mariupol era arrivata con l’ordine ai soldati di salvare le loro vite. Su telegram Zelensky aveva annunciato: “I nostri eroi ci servono vivi”. “È iniziata l’operazione per far tornare i nostri militari a casa.” L’operazione richiedeva tempi lunghi e difficili negoziati, infatti il destino di questi soldati ancora non è chiaro. Kiev aveva garantito il ritorno dei soldati attraverso uno scambio di prigionieri ma nessuna conferma era arrivata da Mosca.
Il destino incerto dei combattenti Azov
Il battaglione Azov, che aveva giurato di resistere fino alla fine ha obbedito agli ordini e ha lasciato l’acciaieria. Questi sono stati trasportati in due città russe e al momento non è ancora certo il loro ritorno in patria. Il Cremlino si è rifiutato di commentare lo status di questi soldati evacuati non chiarendo se per loro sono criminali di guerra o prigionieri di guerra.
Il ministero della Difesa russo ha annunciato oggi che 959 soldati ucraini asserragliati nell’acciaieria Azovstal di Mariupol si sono arresi da lunedì. Nello specifico, “nelle ultime 24 ore, 694 combattenti, di cui 29 feriti, si sono arresi. Dal 16 maggio, 959 combattenti, di cui 80 feriti, si sono arresi”