Lo youtuber Matteo Di Pietro è stato accusato di omicidio stradale aggravato e lesioni per l’incidente di Casal Palocco.
Nell’ordinanza con cui sono stati disposti gli arresti domiciliari per Matteo Di Pietro – nell’ambito dell’inchiesta sull’incidente di Casal Palocco – emerge che il Suv Lamborghini guidato dal giovane ha travolto la Smart, con il bambino di 5 anni a bordo, mentre viaggiava a una velocità di oltre 120 chilometri orari.
La ricostruzione dei fatti
Secondo le indagini degli inquirenti, il Suv Lamborghini – la sera del 25 giugno – percorreva via dei Pescatori, verso via Macchia Saponara, alla velocità di circa 145 chilometri orari.
“Al momento di imboccare Via di Macchia Saponara alle ore 15:38, si fermava e poi riprendeva velocità raggiungendo in soli 14 secondi la velocità di 124 chilometri orari immediatamente prima dell’impatto”, evidenzia la giudice per le indagini preliminari, Angela Gerardi.
“L’assenza di tracce di frenata dimostra verosimilmente che la decelerazione improvvisa e rapidissima è stata conseguenza dell’avvistamento dell’auto in prossimità del punto in cui si è verificato l’Incidente”, continua la gip.
Sussiste anche il pericolo di inquinamento delle prove, tenendo conto “del mancato rinvenimento, all’interno della Lamborghini, delle due telecamere utilizzate per la registrazione dei video che, per come riferito dagli amici di Di Pietro erano in funzione e al momento dell’incidente utilizzate da uno di loro”.
“Gli amici chiedevano di rallentare”
Dalle informazioni emerse, alcuni dei presenti nel Suv Lamborghini avrebbero chiesto allo youtuber di rallentare, avvertendo di aver superato limite dei 50 chilometri orari.
Matteo Di Pietro aveva noleggiato il Suv “con l’unico ed evidente fine di impressionare e catturare l’attenzione di giovani visitatori del web per aumentare i guadagni della pubblicità, a scapito della sicurezza e della responsabilità e di conseguenza a procedere ad una velocità superiore ai limiti indicati”.
Per il giovane vengono disposti quindi gli arresti domiciliari, ravvisando “il concreto e attuale pericolo che l’indagato possa commettere ulteriori reati della stessa specie di quelli per cui si procede”. Inoltre, l’indagato avrebbe mostrato “assoluta inconsapevolezza della necessità di rispettare le regole della strada osservando i limiti di velocità, soprattutto in quanto ventenne, neopatentato e come tale tenuto ad applicare maggiore prudenza, al fine di evitare pericolo alla incolumità propria e altrui”.