I dettagli dell’archiviazione dell’indagine su Giuseppe Conte e Roberto Speranza per la gestione della pandemia di Covid-19.
Nel giugno del 2023, un momento significativo ha segnato la politica italiana quando il Tribunale dei Ministri a Brescia ha concluso un’indagine importante. L’oggetto di questa inchiesta era la gestione della pandemia di Covid-19 da parte del Governo Conte II, con particolare attenzione rivolta all’ex premier Giuseppe Conte e all’ex ministro della Salute, Roberto Speranza.
I giudici, guidati dalla presidente Maria Rosa Pipponzi, hanno determinato l’archiviazione per Conte e Speranza. Questa decisione, che ha seguito la proposta della Procura di Brescia, si basa su un fondamentale principio giuridico: “perché il fatto non sussiste“. Tale esito ha disinnescato le ipotesi accusatorie originarie della Procura di Bergamo, che aveva sollevato dubbi sulla gestione iniziale dell’epidemia in Val Seriana.
Le accuse e le difese
Una domanda centrale riguardava le responsabilità dei due politici. La normativa in questione tratta del reato di epidemia colposa in forma omissiva, ma secondo i giudici questa non si applica ai casi di Conte e Speranza. Il tribunale ha enfatizzato l’assenza di prove concrete che collegassero direttamente le decisioni prese dall’ex premier e dall’ex ministro con il numero delle vittime a causa del mancato istituzione della zona rossa in alcuni comuni della Bergamasca, come Alzano Lombardo e Nembro.
Il caso di Conte e la zona rossa
Uno degli aspetti più discussi era l’accusa rivolta a Conte per non aver istituito tempestivamente la zona rossa nella Bergamasca. Tuttavia, il tribunale ha ritenuto che non ci fossero sufficienti evidenze che Conte fosse a conoscenza della situazione critica di quei comuni prima del 2 marzo 2020, data chiave secondo l’accusa. Questo ha portato i giudici a definire tale accusa come “evidentemente irragionevole”.
Questa archiviazione rappresenta non solo una svolta per gli ex membri del governo ma pone anche dei precedenti importanti per il diritto italiano in termini di responsabilità politica e gestionale in contesti di emergenza sanitaria. Rimane, tuttavia, il ricordo di un periodo difficile e le lezioni che si possono trarre per future gestioni di crisi sanitarie. La decisione del Tribunale dei Ministri getta una nuova luce sulla complessità delle decisioni politiche in tempi di emergenza e sulla loro interpretazione legale.