Indagini sul caso Liliana Resinovich: “E’ stata picchiata”

Indagini sul caso Liliana Resinovich: “E’ stata picchiata”

Dal ritrovamento nel bosco del 5 gennaio fino alle ricostruzioni che lasciano sempre più dubbi sul caso di Liliana Resinovich.

Liliana Resinovich è stata trovata morta a Trieste, lo scorso 5 gennaio, dopo quasi un mese in cui nessuno aveva sue notizie. Secondo le prime indagini sarebbe stato un suicidio, ma la famiglia insieme all’amica e all’amante di Liliana hanno sempre ipotizzato che fosse stato omicidio intenzionale. “E’ stata uccisa per punizione, da parte di una persona che lei conosceva bene, di cui si è fidata”, diceva Micheli.

Polizia

Il ritrovamento

A un anno dall’accaduto, è necessario ripartire da tutte le ricostruzioni a disposizione. Tra le ipotesi più vere, c’è quella che vede Liliana vittima di una scomparsa di 20 giorni in cui la donna è stata picchiata. Il giallo inizia e finisce nella boscaglia del vecchio ospedale psichiatrico, dove è stato ritrovato il cadavere con due sacchetti di nylon avvolti sulla testa e uno nero dell’immondizia fino alla vita.

Liliana è stata trovata senza portafogli né documenti, senza fede nuziale né cellulare. Solo con unaa borsa nera con dentro solo le chiavi di riserva, gli occhiali da sole, un pacchetto di fazzoletti, la mascherina e una bottiglietta d’acqua.

Le ipotesi

Il suo matrimonio con Sebastiano Visintin, fotografo di 72 anni, stava attraversando un momento difficile, tanto che Liliana pare avesse un legame extraconiugale con un altro uomo: Claudio Sterpin. Nonostante il marito della donna negasse che tra loro ci fossero disguidi, l’amante sosteneva invece che la sua scomparsa sia avvenuta mentre cercava di voltare pagina dopo un matrimonio infelice.

Anche il fratello della 63enne, Sergio, e la sua amica Gabriella Micheli avevano espresso perplessità sul fatto che la morte di Liliana fosse stato suicidio. Un occhio tumefatto e una narice con sangue rappreso, segni di una palese aggressione. Secondo Micheli, la donna sia stata uccisa per punizione, da parte di una persona che lei conosceva bene, di cui si è fidata.

L’autopsia

Il giorno della sua scomparsa, Liliana Resinovich non fece ritorno a casa dal mattino, e arrivate le 10 di sera suo marito decise di andare in questura per farne denuncia. Nessuna traccia della 63enne, fino al 5 gennaio scorso, quando il suo cadavere viene ritrovato in condizioni sospette.

L’autopsia ha fornito delle informazioni rilevanti anche se ha creato ulteriori dubbi. Liliana è morta per arresto cardiaco intorno al 3 gennaio. Non ci sono lesioni mortali, gli indumenti sono puliti e il corpo è curato. Qualcosa non quadra perché l’ultimo pasto è stato comunque la colazione del 14 dicembre, e la donna non ha perso peso.

“Liliana è stata picchiata”

Secondo l’avvocato Nicodemo Gentile, prima di morire Liliana è stata picchiata. Si presume dalle lesioni traumatiche sulla parte sinistra della testa, una piccola lesione sulla lingua e un livido su una gamba. Poi la tumefazione all’occhio destro, un’apparente lacerazione allo zigomo dello stesso lato, e una perdita di sangue dal naso.

Potrebbe essere accaduta una lite violenta, per cui la donna è stata strattonata dopo cui è morta in seguito ad un’aritmia. Potrebbe essere stata nascosta chissà dove, magari in un congelatore, per poi venir trasportata nel luogo dov’è stata ritrovata. “Anche quella posizione dormiente potrebbe farci pensare alla conservazione iniziale in un bagagliaio. E poi in qualche dolina”, spiega l’avvocato.

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