La nuova direttiva del Governo prevede che gli insegnanti non vaccinati possano tornare a scuola. Eppure, non tutto sarà come prima.
Stando al nuovo decreto per il superamento delle misure di emergenza per far fronte alla pandemia, diffuso nella Gazzetta ufficiale lo scorso venerdì, gli insegnanti che non sono vaccinati contro il Covid potranno tornare a scuola. Eppure, c’è una fondamentale differenza rispetto al periodo pre-pandemico. Gli insegnanti non vaccinati, infatti, potranno tornare a scuola ma non potranno esercitare la loro professione.
Cosa faranno gli insegnanti non vaccinati?
Non potendo esercitare la propria professione, gli insegnanti dovranno comunque trovare qualcosa da fare. Ma a chi sta il compito di assegnare nuove mansioni ai professori? Ai datori di lavoro, ovvero i presidi, che non potranno più respingere gli insegnanti che hanno deciso di non vaccinarsi. Non potendo insegnare ma potendo tornare a scuola, cosa faranno dunque gli insegnanti? Starà ai presidi capire cosa far fare ai professori, in attesa del possibile ritorno all’insegnamento.
La reazione dei presidi
Ma non tutti sono d’accordo con questa decisione. Presidi, sindacati e alcuni partiti definiscono questa situazione un “pasticcio”, che renderebbe la situazione estremamente difficile da gestire. Trovare nuove mansioni per gli insegnanti è infatti un compito arduo, e si rischia di trovare molti docenti chiamati e pagati per non fare nulla.
Per alcuni, si parla di più di 3mila docenti. Altre fonti, invece, parlano di 10mila individui, comprendendo anche gli Ata. In ogni caso, però, l’obbligo vaccinale resta fino al 15 giugno, per il personale scolastico. Da ciò, i docenti potranno tornare a lavorare solo con un tampone negativo, non potendo comunque essere a contatto con gli studenti. Una situazione spinosa per i presidi italiani, che dovranno trovare mansioni alternative per i propri docenti non vaccinati.
