Il vicepresidente nerazzurro Javier Zanetti protagonista insieme a Icardi del Matchday Programme in vista di Inter-Tottenham.
Giornata speciale per l’Inter che, dopo sei stagioni di attesa, nel pomeriggio tornerà a calcare il palcoscenico della Champions League. I nerazzurri saranno impegnati in un girone di ferro insieme a Barcellona, PSV Eindhoven e Tottenham. In occasione dell’esordio casalingo contro gli Spurs, con calcio d’inizio alle 18:55, il vicepresidente nerazzurro Javier Zanetti ha rilasciato un’intervista esclusiva per il Matchday Programme.
Champions League, ambiente naturale per squadre come l’Inter
L’attenzione dell’ex capitano nerazzurro si concentra subito su quello che la massima competizione europea per club significhi per squadre come l’Inter. “La Champions è una competizione straordinaria perché ti confronti con le migliori squadre d’Europa e hai San Siro dietro di te che ti sorregge. E’ la dimensione naturale per un club come l’Inter”. Il vicepresidente ha poi modo di ricordare il suo esordio nella competizione. “Ricordo la prima partita di Champions: era a Pisa, contro lo Skonto Riga (stagione 1998/1999, ndr). Sono entrato al primo minuto del secondo tempo al posto di Ze Elias. Vincemmo 4-0 (Zamorano, Simeone, Ventola e Baggio). Da quel momento fu amore incondizionato”.
Inter ultima italiana ad alzare la ‘coppa dalle grandi orecchie’
Per Javier Zanetti il ricordo più bello è legato alla vittoria contro il Bayern Monaco nella finale di Madrid del 2010. . “La riguardo tutte le volte che la fanno vedere. Se faccio zapping e la trovo, mi fermo e la guardo. Mi fa emozionare tutte le volte”. A quella finale però l’Inter, ha rischiato di non arrivarci complice una fase a girone non all’altezza:“La svolta? A Kiev senza dubbio. Eravamo praticamente fuori dal gruppo e l’abbiamo acchiappata all’ultimo secondo. Da quel momento è scattato qualcosa in ognuno di noi. Poi il Chelsea ci ha dato la consapevolezza che avremmo potuto giocarcela con chiunque. E dopo la partita con il Barcellona in casa sapevamo che potevamo andare fino in fondo”.