Intervista esclusiva di Alessandro Plateroti a Ubaldo Livolsi
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Direttore: Alessandro Plateroti

La parabola di Mediobanca, dei “poteri forti” e dei “salotti buoni”

Ubaldo Livolsi

Intervista esclusiva di Alessandro Plateroti a Ubaldo Livolsi su la “parabola” di Mediobanca.

La conquista di Mediobanca da parte del Monte dei Paschi di Siena è davvero la fine del “Salotto buono” dei “Poteri forti” d’Italia? O e’ forse vero il contrario: in un Paese senza più poteri forti e famiglie al vertice di industrie strategiche, il ruolo “strategico” di Mediobanca era già finito da un pezzo.

“Il ruolo-guida di Mediobanca nel sistema industriale è finito con la morte di Enrico Cuccia – spiega Ubaldo Livolsil’era di Alberto Nagel è stata quella finanza, dove la cosa più importante per i soci sono stati i dividendi delle Generali. La fusione con Mps chiude anche questo capitolo: spero che quello che si apre, sia non solo quello del nuovo polo del risparmio gestito, ma anche quello di una maggiore attenzione alla finanza d’impresa e al supporto dello sviluppo di settori strategici per il Paese. In questa chiave, credo che l’operazione Mps-Mediobanca sarebbe stata approvata e sostenuta anche da Silvio Berlusconi”. 

La carriera Ubaldo Livolsi

Parola di Ubaldo Livolsi, manager e banchiere di lungo corso, advisor industriale e finanziario, professore di Corporate Finance, ma soprattutto protagonista e testimone-chiave di quasi cinquant’anni di evoluzione del capitalismo italiano. Livolsi ha conosciuto bene non solo i “grandi soci” del Salotto buono, lavorando per più di un decennio con Silvio Berlusconi, ma ha ricoperto importanti ruoli manageriali in aziende multinazionali come il colosso chimico Dow Chemical.

In particolare, ha giocato un ruolo cruciale nel risanamento finanziario di Fininvest come amministratore delegato, ha avuto un ruolo fondamentale nel risanamento finanziario e nella preparazione delle quotazioni in borsa di società del gruppo, come Mediaset e Mediolanum, ed è specializzato nel salvataggio di aziende in difficoltà, come dimostra il suo coinvolgimento in casi come quelli di Cirio e Compagnia Italiana del Turismo. Oggi è alla guida della società di consulenza finanziaria Livolsi & Partners, ed è professore in diverse università, tra cui l’Università Marconi e l’Università E-Campus. 

Ubaldo Livolsi di Livolsi & Partners
Ubaldo Livolsi professore universitario – newsmondo.it

L’intervista completa al Dottor Livolsi

Dottor Livolsi, crede anche lei, come paventano molti, che l’Opa del Monte dei Paschi su Mediobanca rappresenti il trionfo di un asse politico-finanziario sui “Poteri forti” e sul mercato? 

“Assolutamente no: ci sono grandi opportunità di crescita che si aprono nel risparmio gestito per il nuovo gruppo Mps-Mediobanca-Banca Generali. La cosa importante per la crescita del Paese non è più la presenza di salotti buoni e di poteri forti in grado di indirizzare le strategie industriali o di blindare il controllo dei grandi gruppi. Oggi sono fondamentali le aziende forti, imprese con massa critica e strategie di internazionalizzazione in grado di creare valore per gli azionisti e il Paese. Per questo e’ importante avere non solo aziende forti, ma anche uno Stato capace di individuare e sostenere lo sviluppo dei settori strategici, come le tecnologie o il mercato dei capitali”.

Lei è d’accordo quindi con chi dice che Il mercato non è di destra né di sinistra: va dove trova le migliori condizioni…

“Certamente: appiccicare etichette politiche e’ un vecchio vizio italiano. Detto questo, i nuovi azionisti di Mediobanca – compreso il Mef – dovranno ora dimostrare di saper creare quel valore che hanno promesso al mercato. Non solo in termini di profitti e dividendi, ma anche come ruolo di sostegno dei capitali per le imprese”.

Lei ha spesso proposto soluzioni per affrontare le crisi economiche e la situazione del debito delle imprese italiane. Ad esempio, ha sostenuto la creazione di un grande fondo di private equity pubblico-privato per sostenere le imprese in difficoltà e rilanciare settori strategici. Crede che il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti non sia sufficiente?

“Purtroppo non lo è a sufficienza. Di fatto, malgrado i reiterati impegni, è rimasta la cassaforte delle aziende pubbliche strategiche, in un’era in cui i settori strategici si sono ampliati, come per esempio il settore aerospaziale e quello tecnologico”.

Si tratta di settori che all’epoca della Mediobanca di Cuccia non esistevano…

“Certo, erano altri tempi: quella era l’era delle grandi nazionalizzioni, a partire dall’energia elettrica e dalla nascita della Montedison. Cuccia ha colmato il vuoto finanziario e politico in tema di politica industriale, puntando sullo sviluppo di quelli che allora erano i grandi settori strategici, come la chimica e la farmaceutica. Senza contare il ruolo che ha avuto nel sostegno e nella ripartenza del gruppo Fiat: fu lui, tra l’altro, ad architettare l’ingresso fondamentale della finanziaria libica Lafico nel capitale della Fiat. Cuccia faceva la politica industriale del Paese, non solo gli interessi del salotto buono delle famiglie industriali del Nord”.

Nell’operazione Mps-Mediobanca due famiglie hanno avuto un ruolo-chiave, il gruppo Luxottica della famiglia Del Vecchio e il costruttore romano Gaetano Caltagirone: sono i nuovi poteri forti? 

“Non è così: a mio giudizio, sono due grandi investitori che hanno fatto un grande affare sponsorizzando questa operazione. Non mi sembra proprio che abbiano intenzione di guidare le sorti nel capitalismo italiano: sanno fare bene i propri affari”.

Come faceva Berlusconi?

“Berlusconi e’ stato un grande imprenditore e un innovatore che guardava oltre i confini delle proprie aziende. Si era dato una missione per il Paese. Credo comunque che come ha scelto di fare la famiglia Doris di Mediolanum, anche Berlusconi avrebbe sostenuto e approvato la fusione tra Mediobanca e Mps”.

Anche Marina e Piersilvio sembrano aver raccolto, almeno in parte, questa missione: focus sulle aziende, ma sostegno al partito fondato dal padre…

“E’ vero, ma per quanto ne so non sembrano intenzioni a “scendere in politica”. Quello che vedo, è che sono giovani imprenditori che hanno raccolto e rilanciato quanto hanno ereditato dal padre: creare valore per le aziende farle crescere. Non solo in Italia, ma soprattutto in Europa, perché e’ su quel campo che si gioca il futuro del sistema-paese: la conquista di Prosiebensat in Germania è un salto di qualità per Mediaset e per l’immagine del paese”.

Il termine “poteri forti” in Italia non si riferisce a un gruppo specifico e ufficialmente riconosciuto, ma a un insieme di entità che, per la loro influenza economica, finanziaria o politica, sono in grado di condizionare le decisioni del governo e le dinamiche del Paese. L’identità di questi “poteri forti” è mutevole e spesso oggetto di dibattito. Chi sono oggi, secondo lei, i poteri forti?

“In genere, ci si riferisce alle banche d’affari, ai grandi fondi d’investimento internazionali e ai mercati finanziari. Alcuni analisti sostengono che con la debolezza dell’industria nazionale, questi attori esterni, detentori del debito pubblico italiano, siano diventati i veri “poteri forti” in grado di dettare l’agenda economica e le politiche di un governo. Forse è anche cosi’, e proprio per questo credo che per un Paese come l’Italia, sia fondamentale attivare ogni leva di crescita per non essere schiavi del debito e dei grandi fondi.

Bisogna attivare e stimolare l’investimento a scopi produttivi del risparmio degli italiani, oggi in ampia misura fermo sui conti correnti. E poi, ripeto, bisogna assolutamente fare i conti con le dimensioni di un mercato che non è più italiano, ma europeo e globale. In un intervento del 2024, Mario Draghi ha fornito una definizione chiara, sebbene tecnica, di “poteri forti” in relazione alla Banca Centrale Europea e alla finanza continentale. Per Draghi, i veri poteri forti sono i Paesi membri e soprattutto, i mercati finanziari. Questa prospettiva sottolinea come, nell’era della globalizzazione, l’influenza si sia spostata dagli attori nazionali a quelli internazionali. Senza aziende forti, non ci sono paesi forti. E senza paesi forti, l’Europa non sarà mai un “potere forte”.

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ultimo aggiornamento: 17 Settembre 2025 15:48

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