Iran, dopo due settimane di ‘calma’ esplodono di nuovo le proteste

Iran, dopo due settimane di ‘calma’ esplodono di nuovo le proteste

Dopo due settimane di ‘calma’ in Iran sono esplose nuovamente le proteste contro il regime: strade incendiate e bloccate.

In Iran le proteste contro il regime non si fermano. Dopo un breve periodo di ‘quiete’ le attività di protesta nei confronti del governo sono ricominciate. Sono trascorsi quaranta giorni dall’ennesima esecuzione di altri due giovani dimostranti. Si tratta di Mohammad Mahdi Karmi e Mohammad Hosseini, uccisi per mano del regime. 

Stando a quanto riferito dalla magistratura iraniana, i due condannati Mohammad Mahdi Karami e Seyyed Mohammad Hosseini avevano rispettivamente 22 e 39 anni. L’agenzia di stampa locale Mizan Online, ha riferito che “I principali autori del crimine che ha portato al martirio di Rouhollah Ajamian, sono stati impiccati“. Secondo quanto appreso, i due facevano parte di un gruppo di 16 persone, tutte arrestate per l’uccisione del paramilitare Ajamian. 

Dopo una breve pausa di qualche settimana durante le quali le proteste erano diminuite considerevolmente, la Bbc Persian ha riferito che recentemente le proteste sono esplose ancora. A dimostrarlo sono i centinaia di video condivisi sui social. Si sono svolte manifestazioni nella giornata di ieri sera e nella notte a Teheran, Arak, Isfahan, Izeh nella provincia di Khuzestan e Karaj. 

Secondo quanto appreso, le centinaia di dimostranti sono scesi nelle piazze gridando degli slogan contro il leader della Repubblica islamica, Ali Khamenei, augurandogli anche la morte. Alcuni manifestanti hanno anche incendiato e bloccato delle strade. 

Le proteste davanti alle carceri

Durante il mese scorso tantissime persone in Iran si erano anche recate davanti alla prigione di Rajaeishahr, situata nella città di Karaj. La folla si era radunata per protestare contro le esecuzioni dei giovani manifestanti avvenute negli scorsi giorni, condannati a morte dal regime per aver partecipato alle proteste in corso dalla morte di Mahsa Amini. 

Anche in quell’occasione sono stati tantissimi i video che circolavano online e sui social, dove i manifestanti, radunati, gridavano: “Ogni manifestante che viene ucciso, migliaia lo sostituiranno” e “la nostra patria non sarà salvata, a meno che i mullah non muoiano”. In sottofondo alle urla, si sentivano gli spari della polizia contro la folla.