Arrivano delle rivelazioni shock di un dissidente in Iran. Costretti a violentarsi tra di loro mentre vengono ripresi.
In Iran le proteste dei dissidenti stanno sconvolgendo l’assetto del governo. Le manifestazioni contro il regime sono iniziate lo scorso settembre, in seguito alla morte di Mahsa Amini, la 20enne uccisa per mano del regime per aver postato una sua foto sui social con il velo indossato male.
Dalla morte della giovane si sono susseguite una serie di proteste a cui si sono uniti uomini e donne anche di altre nazioni. In questa situazione il regime sta attuando una politica ferrea nei confronti di coloro che si ribellano alle imposizioni.
Ma la situazione non è nuova, in quanto il governo da sempre cerca di reprimere ogni forma di protesta arrestando e giustiziando i vari dissidenti. Adesso è emersa una nuova indiscrezione secondo la quale i dissidenti catturati verrebbero torturati.
Il racconto
La notizia è emersa attraverso un vocale, in lingua persiana, in cui una persona racconta quanto accade nei luoghi in cui il governo detiene i dissidenti. La registrazione è stata poi riportata e tradotta dal Corriere della Sera: «Buongiorno, sono (nome della persona), ho 42 anni e faccio il tassista».
Il racconto prosegue: «Sono stato arrestato di fronte all’università di Isfahan (nell’Iran centrale, ndr), a fine ottobre. Sostenevo gli studenti nelle proteste contro il dittatore Khamenei. Si comportano meglio con gli animali che con noi», dice la persona nella registrazione.
E continua: «C’era un uomo molto alto, con un passamontagna. Non faceva che insultarci e picchiarci. Ci portavano in una stanza e ci riempivano di botte, ci minacciavano e ci ordinavano di violentarci a vicenda. Sul soffitto, una telecamera che riprendeva tutto».
Il materiale ottenuto viene poi utilizzato per ricattare i prigionieri e fargli dichiarare il falso. «L’uso sistematico degli stupri nelle carceri non è una novità. Avvengono sia sulle donne che sugli uomini, senza differenza.»