Continuano le proteste in Iran. Si associano anche i lavoratori petroliferi che hanno fermato la produzione per protestare contro il dittatore Khamenei.
I lavoratori del settore petrolifero di Asaluyeh in Iran si associano alle proteste contro l’hijab obbligatorio. «Ci uniremo alle proteste se continuerete a uccidere e arrestare persone durante le loro proteste contro l’hijab obbligatorio. Sosteniamo la lotta popolare contro chi colpisce le donne». Dopo un mese dalla morte della 22enne Mahsa Amini arrestata dalla polizia morale per non aver indossato correttamente l’hijab, le manifestazioni hanno coinvolto anche i lavoratori.
Ieri lunedì 10 ottobre hanno scioperato i lavoratori fermando la produzione in diversi siti produttivi di greggio nel Paese. Secondo quanto riferito dal Council of Oil Contract Workers, hanno aderito allo sciopero oltre 4.000 lavoratori. La protesta è partita dai dipendenti del complesso di Bushehr (Bushehr Petrochemical Company) nel Sud dell’Iran. Poi hanno seguito altri impianti nel resto del paese.
I lavoratori petroliferi scioperano contro il dittatore
Le proteste proseguono anche sui social network, nonostante la dittatura ha bloccato l’accesso a Internet, continuano a girare video in cui si vedono i lavoratori urlare contro la dittatura: «Morte al dittatore», «Morte a Khamenei!», «È l’anno del sangue, Seyyed Ali Khamenei è finito!», mentre ergono barricate di fuoco e tirano pietre per impedire alle forze antisommossa di raggiungerli.
Si estende la #Rivoluzione in #Iran.Oggi è accaduto un altro fatto senza precedenti. I lavoratori della Bushehr Petrolchimico stanno scioperando e cantando: “Non temere, non temere, siamo tutti insieme”.
— Mariano Giustino (@MarianoGiustino) October 10, 2022
I lavoratori svolsero un ruolo fondamentale nel 1979@RadioRadicale #Turchia pic.twitter.com/39pHEUoDAA
Le raffinerie di Asaluyeh sono considerate tra le infrastrutture più importanti dell’Iran e una delle principali fonti di entrate per il governo. «Noi, i lavoratori del settore petrolchimico, siamo uniti a tutti i cittadini dell’Iran, e ribadiamo la nostra rabbia per l’omicidio di Mahsa Amini per mano della polizia morale. Sosteniamo la lotta popolare contro chi colpisce le donne» hanno scritto i lavoratori in una nota.
Il governo iraniano ha risposto negando gli scioperi ai lavoratori. Nel frattempo le manifestazioni di protesta continuano. Il bilancio degli scontri tra manifestanti e polizia iraniana è di almeno 185 vittime, tra cui 19 bambini.