Il governo dell’Iran annuncia la fine delle restrizioni previste dall’accordo sul nucleare. Tutti i dettagli.
Il dibattito sul programma nucleare iraniano è tornato al centro dell’attenzione internazionale. Il 18 ottobre 2025, giorno della scadenza dell’accordo sul nucleare firmato dieci anni fa, l’Iran ha annunciato ufficialmente la fine del proprio impegno verso le restrizioni previste dal patto. Una svolta che potrebbe avere conseguenze geopolitiche di vasta portata, soprattutto in relazione ai rapporti con Stati Uniti, Unione Europea e Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).

Fine dell’accordo: cosa ha detto ufficialmente Teheran
In occasione della scadenza del Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), firmato nel 2015, il ministero degli Esteri iraniano ha emesso una dichiarazione ufficiale che segna un cambio di rotta netto. In particolare, si legge come riportato da affaritaliani.it:
“Da oggi, tutte le disposizioni dell’accordo, comprese le restrizioni previste per il programma nucleare iraniano e i meccanismi correlati, sono considerate escluse.”
Con questa affermazione, l’Iran ritiene non più applicabili i limiti previsti sull’arricchimento dell’uranio, sulla quantità di materiale fissile accumulabile, e sulle ispezioni dell’AIEA. Il JCPOA aveva infatti lo scopo di limitare lo sviluppo del programma nucleare dell’Iran in cambio di un alleggerimento delle sanzioni economiche internazionali.
Diplomazia e tensioni internazionali
Nonostante la rottura con l’accordo, Teheran ha sottolineato un altro aspetto fondamentale. Nella stessa dichiarazione ufficiale, viene ribadito:
“Pur rivendicando la piena libertà d’azione in campo nucleare, la Repubblica islamica ha ribadito il proprio ‘impegno fermo a favore della diplomazia’.”
Questa doppia posizione — apertura alla diplomazia ma rifiuto delle restrizioni — è al centro delle attuali reazioni internazionali. Da un lato, la decisione può far temere un’ulteriore escalation, soprattutto per quanto riguarda il potenziale uso militare del programma nucleare. Dall’altro, il richiamo alla diplomazia potrebbe aprire spiragli per futuri negoziati.
Resta ora da vedere come reagiranno le principali potenze occidentali e se verranno attivati i meccanismi di sanzione previsti dalla Risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza ONU, che regolava l’attuazione dell’accordo del 2015.