Accordo di cessate il fuoco tra Israele e Siria, annunciato da Tom Barrack. Un’intesa firmata con il supporto di USA, Turchia e Giordania.
In un momento di alta tensione nel Levante, Israele e Siria hanno concordato il cessate il fuoco. A darne l’annuncio è stato Tom Barrack, ambasciatore americano in Turchia e inviato speciale Usa per la Siria, che ha pubblicato la notizia su X: “Il primo ministro israeliano Netanyahu e il presidente siriano Ahmed al‑Sharaa, sostenuti dal segretario di Stato Usa Rubio, hanno concordato un cessate il fuoco sottoscritto da Turchia, Giordania e dai paesi limitrofi. Invitiamo drusi, beduini e sunniti a deporre le armi e, insieme ad altre minoranze, a costruire una nuova e unita identità siriana in pace e prosperità con i paesi limitrofi”.

Il contesto regionale e le conseguenze
L’intesa si colloca in uno scenario delicato. Le tensioni tra le comunità druze e beduine nel sud della Siria avevano acceso nuove fiammate di violenza, coinvolgendo anche Israele in operazioni militari a protezione della minoranza drusa. In questo scenario, l’intervento diplomatico guidato dagli Stati Uniti ha ottenuto una tregua che potrebbe prevenire ulteriori escalation. “Israele e la Siria hanno concordato un cessate il fuoco, sottoscritto da Turchia, Giordania e i paesi vicini. Invitiamo drusi, beduini e sunniti a deporre le armi e, insieme ad altre minoranze, a costruire una nuova e unita identità siriana in pace e prosperità con i suoi vicini”, ha ribadito ancora Barrack.
Un’azione diplomatica multilaterale
Il cessate il fuoco è stato reso possibile non solo dall’impegno diretto degli Stati Uniti, ma anche dalla mediazione congiunta di Turchia e Giordania, che hanno agito come garanti dell’accordo. L’intesa mira non solo a ridurre la violenza immediata, ma anche a favorire un processo di ricostruzione sociale e politica in Siria. In questa direzione va l’appello di Barrack alle minoranze etniche e religiose del Paese: “Invitiamo drusi, beduini e sunniti… a costruire una nuova e unita identità siriana”. Come riportato da ansa.it
Questo nuovo equilibrio, sebbene fragile, rappresenta un’opportunità concreta per avviare un dialogo stabile tra le diverse fazioni e con i paesi confinanti. La pace duratura resta lontana, ma il primo passo è stato compiuto.