Israele accetta la lista di ostaggi da Hamas nonostante le violazioni dell’accordo: liberate quattro soldatesse in cambio di 180 prigionieri.
Dopo ore di negoziati intensi, il governo di Israele guidato da Benyamin Netanyahu ha approvato la liberazione di quattro soldatesse sequestrate da Hamas il 7 ottobre 2023. La decisione, sebbene necessaria per salvaguardare vite umane, ha alimentato critiche per l’apparente violazione degli accordi siglati a Doha, secondo cui la priorità doveva essere data agli ostaggi civili.
Le giovani militari – Karina Ariev, Daniella Gilboa, Naama Levy e Liri Albag – saranno rilasciate in cambio di 180 prigionieri palestinesi, molti dei quali condannati per gravi crimini.
Negoziati tra Israele e Hamas: la decisione di Netanyahu
Secondo un funzionario israeliano citato dal notiziario Channel 12, come riportato dall’Ansa il governo intende evitare di ripetere gli errori del passato: “Non ripeterà l’errore commesso nell’accordo precedente, del novembre 2023″, ovvero quando Hamas violò i termini concordati il settimo giorno.
Il rilascio delle soldatesse, però, ha rivelato le tensioni interne al gruppo fondamentalista. Hamas, in una dichiarazione, ha ammesso indirettamente di non avere pieno controllo su tutti gli ostaggi, attribuendo alcune responsabilità alle “fazioni della resistenza palestinese“.
Questa frammentazione ha impedito il rilascio di Arbel Yehud, una donna civile il cui rapimento è gestito da un gruppo legato alla Jihad islamica. Il Qatar, mediatore nei negoziati, ha promesso che Arbel sarà liberata la prossima settimana.
Altri problemi per Israele
Mentre le trattative con Hamas proseguono, Israele deve affrontare anche altre questioni più ampie. La decisione di ritardare il ritiro dal Libano meridionale – prevista dall’accordo di cessate il fuoco con Hezbollah – aggiunge nuove sfide. L’ufficio di Netanyahu ha spiegato che il ritiro sarà “condizionato” accusando l’esercito libanese di non aver completato il dispiegamento richiesto.
Contestualmente, cresce la pressione su altre organizzazioni internazionali. L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite ha chiesto all’UNRWA di cessare ogni attività a Gerusalemme entro il 30 gennaio.