Benjamin Netanyahu ha formato il suo sesto governo ed è quello più a destra nella storia di Israele, alleato dell’ultradestra nazionalista.
La formazione del nuovo esecutivo di Israele non è stata semplice per il premier incaricato Benjamin Netanyahu nonostante la netta maggioranza conquistata alle elezioni, ovvero 64 su 120 seggi al Knesset. Anche se ha vinto di nuovo e ha formato il suo sesto governo, la debolezza politica di “Bibi” è evidente, mostrata anche dalla necessità che ha avuto di allearsi con una larga maggioranza alle elezioni comprendendo l’estrema destra. Debolezza causata anche dal processo per corruzione e abuso di potere di cui è accusato.
Si tratta infatti del governo più a destra di sempre. Oltre al suo partito Likud, nel governo ci saranno rappresentati di Sionismo Religioso, le formazioni ultraortodosse Shas e Giudaismo unito nella Torah, Otzma Yehudit e Noam. L’insediamento dovrebbe arrivare il 2 gennaio e il giuramento entro la settimana prossima, secondo quanto rivela il Jerusalem Post. In Israele si sono tenute le quinte elezioni in quattro anni. Dopo 50 giorni dalle elezioni il premier comunica la formazione del governo al presidente Herzog.
Chi sarà parte di questo governo e gli effetti sulla questione palestinese
Tra i prossimi ministri rivelati secondo alcune indiscrezioni dovrebbero esserci Itamar Ben-Gvir, a capo della Pubblica sicurezza di Potere ebraico, fervente sostenitore dell’occupazione illegale di Israele della Cisgiordania. Inoltre, è noto per essere accanito contro i palestinesi e arabi incitando più volte alla violenza contro di loro con un nemmeno celato razzismo. Un altro possibile futuro ministro è Avi Maoz, del partito Noam, noto per le sue posizioni omofobe e sessiste: ha proposto di vietare il Gay Pride a Gerusalemme ed è contrario all’integrazione delle donne nell’esercito.
La questione palestinese con il governo di ultradestra guidato da Netanyahu vedrà fare molti passi indietro dato che la linea del futuro esecutivo boccia l’idea dei due stati e la creazione di uno stato palestinese in Cisgiordania separato da Israele e la divisione di Gerusalemme, soluzione professata dalla comunità internazionale.