Continuano le proteste in Israele contro la riforma della giustizia promossa dal governo di Benjamin Netanyahu.
Non si fermano le manifestazioni in Israele contro la riforma giudiziaria voluta dal governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu che limiterebbe l’indipendenza della magistratura. Oggi è iniziato il terzo “Giorno di resistenza crescente” da parte degli israeliani.
In tutto il paese sono in corso dimostrazioni, cortei, blocchi stradali: in tutto sono 150 i posti in cui sono previste proteste. A Gerusalemme, degli artisti hanno disegnato due lunghe strisce rosa e rossa nella via che conduce alla Corte Suprema, come a disegnare una linea ideale a protezione dell’istituzione contro la riforma.
Nei pressi del quartiere a prevalenza religiosa di Bnei Brak, vicino Tel Aviv, circa 200 riservisti dell’esercito hanno protestato contro il mancato arruolamento degli ortodossi. A Haifa imbarcazioni condotte da riservisti hanno bloccato l’accesso al porto.
Il rifiuto di una mediazione da parte del premier
Il presidente Isaac Herzog teme che tutto ciò possa portare ad una guerra civile e ha chiesto al premier Netanyahu una mediazione sulla riforma che però Bibi ha rifiutato. “Molte parti non fanno che perpetuare la situazione attuale e non ripristinano l’equilibrio fra i diversi bracci del potere. Questa è la triste verità” ha detto il premier Netanyahu nonostante abbia apprezzato l’intenzione di Herzog.
Il presidente aveva proposto un piano che teneva “conto in modo corretto, dignitoso, equilibrato e costruttivo le riflessioni, le convinzioni, le preoccupazioni e i timori di tutti. Facilita un accordo il più ampio possibile per convergere su un terreno comune”. Infine aveva aggiunto “Questo non è il compromesso del presidente ma del popolo“.