Istat: produzione industriale in crescita, arduo stimare l’impatto della guerra

Istat: produzione industriale in crescita, arduo stimare l’impatto della guerra

Stando all’Istat, l’impatto della guerra sull’economia italiana è arduo da stimare, e la produzione italiana è tornata a crescere.

La guerra in Ucraina causerà un contraccolpo economico importante. O almeno, questo è quanto si pensa, in linea generale, in tutta Europa. Con il problema del reperimento di fonti energetiche alternative per i Paesi dipendenti dal gas proveniente da Mosca, molti leader europei stanno affrontando degli scenari estremamente complicati. Eppure, l’Istat non riesce a prevedere con chiarezza il futuro dell’economia italiana. Bisognerà dunque attendere altro tempo per poter analizzare i trend nei vari settori economici.

La produzione industriale è tornata a crescere

Un fenomeno positivo legato al mese di febbraio, ultimo periodo analizzato dall’Istat, è il seguente: la produzione industriale italiana è tornata a crescere, dopo la flessione dei due mesi precedenti. Per quanto riguarda l’indice destagionalizzato, l’Istat stima un aumento del 4% rispetto al mese di gennaio. Inoltre, sempre a febbraio, l’indice complessivo è aumentato tendenzialmente del 3,3%. Il confronto con il mese di febbraio di due anni fa è estremamente positivo: il livello destagionalizzato è maggiore del 2,5%. Rispetto agli ultimi tre mesi, però, la dinamica congiunturale resta negativa, con il meno 0,9%.

La difficile previsione dell’Istat sull’economia

Stando all’Istat, “l’impatto della guerra sull’economia italiana rimane di difficile misurazione, innestandosi in una fase del ciclo che è caratterizzata dalla crescita di singoli settori economici, nonché degli investimenti e del mercato lavorativo. “Nonostante l’accelerazione dell’inflazione, l’attuale tasso di investimento, tornato ai livelli del 2008, e l’ancora elevata propensione al risparmio potrebbero rappresentare punti di forza per lo sviluppo dell’economia nei prossimi mesi”. L’Istat ha inoltre precisato che che il pesante rialzo del carovita “costituisce ancora il principale rischio al ribasso”.  

Italia

La situazione negli altri Paesi

In Gran Bretagna, l’inflazione inizia a farsi sentire. Parliamo di un rialzo del 7% nel mese di marzo, il più alto degli ultimi 30 anni. L’indice dei prezzi al consumo segna un progresso del 5,7%, rispetto ad un 5,4% atteso. A livello annuo, parliamo di un incremento del 9,1%, rispetto ad un rialzo dell’8,3% registrato nel mese di febbraio. Dei dati decisamente non incoraggianti.

La Germania ha invece dei dati non drammatici per quanto riguarda il 2022, ma si prevede una catastrofe per il prossimo anno, qualora le forniture di gas russo smettessero di arrivare. Si parla, infatti, di una “recessione acuta” nel 2023. I principali istituti tedeschi hanno riconsiderato le stime di crescita tedesche, che sarà del 2,7% per il 2022, rispetto al 4,8% atteso. Questo, chiaramente, qualora il gas russo non arrivasse più. Un’ipotesi che fa paura a molti Paesi europei.