Italia condannata dalla Corte europea dei diritti umani: “Nella sentenza su un stupro di gruppo presenti pregiudizi sulle donne”

Italia condannata dalla Corte europea dei diritti umani: “Nella sentenza su un stupro di gruppo presenti pregiudizi sulle donne”

Italia condannata dalla Corte europea dei diritti umani sul caso di una violenza avvenuta a Firenze nel 2008.

ROMA – Italia condannata dalla Corte europea dei diritti umani. La Cedu è stata chiamata a pronunciarsi su una sentenza di secondo grado del 2015 su un caso di violenza avvenuto sette anni prima a Firenze. La Corte d’Appello del capoluogo toscano ha deciso di assolvere i 7 imputati accusati di stupro di gruppo.

Una decisione che non ha mai convinto la Cedu. La Corte ha precisato che nella sentenza sono presenti “passaggi che non hanno rispettato la sua vita privata e intima, dei commenti ingiustificati e un linguaggio e argomenti che veicolano i pregiudizi sul ruolo delle donne che esistono nella società italiana“.

Ragazza violenta a Firenze, la sentenza di secondo grado

La vicenda risale al 2008 quando la ragazza è stata violentata da un gruppo di ragazzi. In primo grado sei dei presunti responsabili erano stati condannati per aver approfittato dello stato di “menomata attenzione della ragazza per la presenza di alcol nel suo corpo“. L’unico assolto, invece, un 31enne brasiliano.

Una sentenza che ha portato gli imputati a ricorrere in secondo grado e la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione presa in Assise e assolto gli imputati. Da qui la scelta della ragazza di arrivare fino alla Corte europea. Cedu che ha dato ragione alla ragazza.

Tribunale

Il commento dell’avvocato della ragazza

La sentenza è stata commentata anche da Titti Carraro, legale della ragazza, riportata dal Corriere della Sera: “Sono soddisfatta che la Corte europea dei diritti umani abbia riconosciuto che la dignità della ricorrente è stata calpestata dall’autorità giudiziaria. La sentenza di Firenze ha riproposto stereotipi di genere, minimizzando così la violenza […]. Mi auguro che il Governo accetti questa sentenza della Cedu e non ricorra in Grande Camera ma intervenga affinché ci sia una formazione obbligatoria dei professionisti di giustizia per evitare che si riproducano stereotipi sessisti nelle sentenze“.