Italia, la stretta sui poligoni dopo la strage di Roma

Italia, la stretta sui poligoni dopo la strage di Roma

Dopo la strage di Claudio Campiti in provincia di Roma, il sindaco chiede una stretta su tiro a segno e poligoni.

Dopo l’ennesimo caso di omicidio avvenuto in Italia (questa volta a Roma) avvalendosi di una pistola, la politica alza la voce per intervenire su questo tipo di tragedie. Anche chi potrebbe essere una minaccia per la sicurezza pubblica ha la libertà di utilizzare armi nei poligoni, e spesso la poca sicurezza di questi luoghi provoca il furto di armi da parte di chi compie spesso un omicidio.

pistola 9mm

Urgenza di controlli

Dopo l’ultima strage avvenuta ieri a Roma, la politica italiana chiede una stretta su tiro a segno e poligoni. E’ stato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri al termine della riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, insieme al prefetto Bruno Frattasi, a spiegare l’esigenza di rafforzare i controlli sull’utilizzo delle armi.

A differenza di altri Paesi l’Italia non concede facilmente la libertà di avere un porto d’armi, d’altra parte però è libero l’uso di armi nei poligoni. Il sindaco quindi ha esortato a una “maggiore severità, sia sull’informazione, sia dal punto di vista della verifica che deve essere rigorosissima perché non è possibile trafugare armi da un poligono senza che nessuno se ne accorga”.

Caso Campiti

Durante la riunione dei condomini, il 58enne Claudio Campiti ha aperto il fuoco, uccidendo tre donne e ferendo gravemente altre quattro persone. E’ accaduto a Fidene (Roma), dove l’uomo è stato accusato di triplice omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. 

Nel 2018 la prefettura gli aveva negato il porto d’armi sportivo, in seguito alle liti con il consorzio. Campiti aveva frequentato un corso base al poligono per imparare ad usare la pistola, ma come ha fatto questa ad uscire fuori dal poligono? “Da questo caso emerge un annoso problema che riguarda numerosi vuoti normativi alquanto pericolosi per la sicurezza pubblica”, spiega Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL) di Brescia.

In molti casi, il legale possessore di armi continua a detenere le armi per tutto il periodo di validità della licenza di cinque anni. Spesso si tratta di persone depresse o con disturbi mentali, che hanno poi utilizzato l’arma per compiere un omicidio.