L’invecchiamento della popolazione, misto alle poche nascite, comporterà una spesa enorme per l’Inps, non supportata da nuovi contributi.
L’Italia, secondo i dati di Eurostat, è prima nel suo continente in tutte le classifiche per percentuale di ultracinquantennni, ultrasessantenni ed ultraottantenni sul totale della popolazione. In sostanza, siamo i più vecchi d’Europa. Una statistica che, sommata alle poche nascite, ispira previsioni nefaste sul futuro, specialmente dal punto di vista delle pensioni.
Alberto Brambila, presidente di Itinerari Previdenziali, ha parlato proprio di questo sul Corriere della Sera, spiegando che la spesa sanitaria dell’Italia è destinata ad aumentare esponenzialmente con una popolazione così anziana. I nati fra il 1946 ed il 1964, cioè durante il boom, sono oltre 14 milioni, a cui vanno sommate le nascite avvenute entro il 1978, ossia altre 12,3 milioni. Nei prossimi anni, quindi, saranno pensionate 1000 persone al giorno, per un totale di oltre 8 milioni di ex lavoratori.
Il sistema pensionistico scricchiola
I lavoratori, sottolinea Brambilla, non mancheranno fra qualche anno ma scarseggiano già oggi. Sono 36,5 le persone in età lavorativa in Italia ma di queste gli occupati sono solo 23 milioni e 471 mila. Un dato che posiziona l’Italia all’ultimo posto di questa speciale classifica in Europa.
Il problema, perciò, è che presto l’Inps sarà portata al collasso da una spesa assistenziale sempre maggiore, per niente aiutata dai pochi lavoratori che pagheranno nuovi contributi. A questo, inoltre, si dovranno sommare le varie quattordicesime e pensioni di invalidità. Secondo alcune stime, l’Inps si troverà a sborsare 165 miliardi all’anno.